Novelle by Cave [n.1 "A"]

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Novelle by Cave [n.1 "A"]

Messaggio da Cave »

Con questo racconto vorrei inaugurare una serie di novelle di mia composizione. Confido in giudizi e critiche, suggerimenti, considerazioni, ma anche in contestazioni, dissensi, discussioni; insomma spero che del "rumore" faccia seguito a queste mie nugae.

A


Il non più giovane Ariel Samuel Spiegel scorreva lo sguardo sui fogli sparsi sul tavolo da lavoro. La sua mente percepiva quell’ammasso di carta come un’amata che lo avrebbe abbandonato per sempre; dalla poppa della nave in partenza, la donna sventolava con eleganza un fazzoletto bianco ricamato, mentre Ariel seguiva il movimento ondulato della stoffa che adesso si confondeva con le onde del mare, per poi svanire insieme a quella visione. Scosse la testa per scacciare i resti del sogno e si strofinò gli occhi, già arrossati, forse per il poco sonno, certamente per la commozione. Gettò uno sguardo all’orologio, erano le nove passate. Si rimboccò le maniche, gesto che innescò il triste conto alla rovescia verso il pensionamento.

Eccolo lì, qualche ora dopo, durante la pausa pranzo. I colleghi avevano organizzato una piccola festicciola di fronte alle macchinette automatiche e Ariel era stordito dal cicaleccio delle chiacchiere di circostanza. Stanco di quelle bocche senza freni, abbandonò il proprio corpo in preda alle ciance e se ne volò via; pensò di nuovo alla sua fidanzata cartacea da cui presto avrebbe dovuto prendere congedo.

Tornò in ufficio con la testa ancora fra le nuvole. Si soffermò sulla soglia per ammirare quel panorama documentario e vide una piccola busta che prima non aveva notato. Era ingiallita e rovinata ai lati, portava qualche segno di bruciatura. Forse è sopravvissuta ad un tentativo di distruzione – pensò Ariel, già lavorando di fantasia sulle probabili avventure che l’avevano condotta fino alla sua scrivania. La aprì, facendo scivolare delicatamente il contenuto sul palmo della mano. Una chiave. Cosa apriva? Quali segreti, o tesori, custodiva? Gli tornò alla mente la prima lezione universitaria sull’archivio thesaurus. Perso fra i ricordi, lasciò la presa e la chiave cadde a terra. Il punto in cui si trovava adesso era ben illuminato e Ariel poté individuare un’incisione sull’impugnatura: A. Si guardò intorno alla ricerca di una serratura che potesse combaciare, ma non trovò niente; nessuna scatola, scrigno, cassetta o lucchetto. La sua curiosità stava diventando incontenibile.
Corse in segreteria, sperando che potessero avere qualche informazione. Smaniava all’idea di svelare il mistero della chiave. L’ufficio era deserto, tutto sembrava in ordine, fatta eccezione per l’armadietto; l’anta di uno scomparto era aperta. Sbirciò al suo interno: c’era un piccolo carillon. Non ci pensò due volte ed inserì la chiave, la girò e alzò il coperchio, pervaso da un irrefrenabile desiderio di sapere.
Pochi attimi e la melodia lo avvolse, scavò dentro di lui fino alle ossa, dove si fermò per mettersi – lei, la melodia – in ascolto dell’anima di Ariel, che stava provando una sensazione extra corporale. Percepiva se stesso da un punto di vista esterno e superiore e al contempo era visceralmente dentro di sé, in ogni angolo recondito, in contatto con i microrganismi, con la parte concreta e con quella astratta del proprio essere. Rivisse ogni momento vissuto. Pensò di aver trovato un Aleph, come in quel racconto di Borges. Poi si ricordò di aver già sentito quella musica. “Cosa ci fa una composizione di Arvo Pärt in un antico cofanetto di legno?” Cercò di ricordare il nome. Quando ci riuscì non trattenne le risate. “Dev’essere uno scherzo. Venite fuori, farabutti! Come vi è saltato in testa questo gioco? Spiegel im Spiegel. Sono io Spiegel! Che cosa vuol dire?” Specchio nello specchio. Spiegel nello specchio. Lo specchio dentro Spiegel. Spiegel dentro Spiegel. La sua voce gli fece eco. Nessuno rispose alle accuse. Credette di trovarsi in un sogno.
Forse era ancora di fronte alle macchinette automatiche, a far finta di ascoltare i colleghi, perso nella sua vita parallela fatta di assurdità, enigmi e illusioni.
Forse era tutto vero e lui aveva capito di aver sprecato la propria vita, perché rivivendola ancora non gli era bastata.
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ale9191
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Re: Novelle by Cave [n.1 "A"]

Messaggio da ale9191 »

Che malinconia! Chi legge potrebbe pensare che hai avuto un’infanzia sofferta.
zvezda
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Re: Novelle by Cave [n.1

Messaggio da zvezda »

ale9191 ha scritto: 6 feb 2021, 8:36 Che malinconia! Chi legge potrebbe pensare che hai avuto un’infanzia sofferta.
Occhio a quello che scrivi, Ale. Potresti scontrarti con un presente sofferto :lol:
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