L'orologio -anche russo- tra gadget e tangente, croce e delizia della politica

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DaniLao
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L'orologio -anche russo- tra gadget e tangente, croce e delizia della politica

Messaggio da DaniLao »

Cari Soci,
mi sono imbattuto in un articolo di costume-società-politica (insomma chiacchiere) sugli orologi e mi fa piacere condividerlo con voi.
Il titolo è “Tra gadget e tangente, croce e delizia della politica” e l’ha scritto un certo Filippo Ceccarelli.

E’ inserito in un’inchiesta del 2016 di Repubblica che, a sua volta, si intitola “Per l'orologio è l'ora della crisi” e che è abbastanza piacevole da leggere.

Si parte dal ’48 con alcide de gasperi, passando da Palmiro con il suo “speciale orologio sovietico con trillante sveglia che Palmiro Togliatti metteva in azione durante le riunioni per fulminare chi parlava oltre i 10 minuti”, sarà stato sicuramente uno svegliarono Poljot :-D
Per arrivare a come renzi sia passato da uno Swatch da rottamatore ad un Royal Oak Audemars Piguet.
C’è anche una seconda menzione -di rimbalzo- agli orologi russi… In quanto pare sia corsa voce (e Palazzo Chigi s’è dovuto scomodare a smentire ufficialmente) che il menzionato Royal Oak l’avrebbe regalato putin in persona al compagno caudillo italico.
Sì, putin, quello che prima regalava lettoni e ora è passato agli orologi, come roberto da crema o come giorgio mostrato…

Vabbè, mi fermo qua antisemiti vi anticipo tutto e vi privo del piacere della lettura, buon divertimento :lol:
  • ”ROMA - Dopo la vittoria del 18 aprile 1948, tramanda la frugale leggenda della Prima Repubblica che Alcide De Gasperi, per gratitudine, volle regalare un orologio d'acciaio sia al leader dei Comitati civici, Luigi Gedda, che al suo giovane assistente, Giulio Andreotti. A riprova di come tali emblematici ingranaggi siano testimoni privilegiati non solo del tempo che fugge, ma anche delle modificazioni che lo segnano, nel gennaio del 1989, al momento di compiere 70 anni, il Divo Giulio ricevette solennemente dalla sua corrente, per mano di Franco Evangelisti, un Gerard Genta di cui gli eccellenti donatori si peritarono di far sapere che era costato 26 milioni di lire.

    Tra i due oggetti da polso, così uguali e così diversi, ondeggia dunque la storia, ma non solo democristiana. Alle Botteghe Oscure rimase vivo il ricordo dello speciale orologio sovietico con trillante sveglia che Palmiro Togliatti metteva in azione durante le riunioni per fulminare chi parlava oltre i 10 minuti.

    Ebbene: anche lì una quarantina d'anni dopo, al congresso ds di Torino (anno 2000), era facile imbattersi in delegati un tempo assai austeri e ora muniti di Rolex Daytona. Uno di loro, avvicinato da un semi-incredulo giornalista, sollevando il braccio e ammirandoselo con aria tra il complice e l'appagato, emanò una specie di sospiro: “Bello, eh? Ci ho messo tanti anni prima di comprarlo”. Questo per dire che i paralleli processi di secolarizzazione e consumazione delle culture politiche procedono più o meno di pari passo, ma gli orologi ne scandiscono tanto i ritmi, come è giusto, quanto l'etica e naturalmente l'estetica – per non dire il buonsenso e la decenza.

    Non stona a questo punto ricordare, a proposito di politica post-ideologica, che Denis Verdini regalò ai dipendenti dell'ultima e sontuosa sede di Forza Italia un prezioso cronografo con le iniziali di ciascuno. Ma che poi questi stessi dipendenti sono stati quasi tutti licenziati. Così come è doveroso ricordare che il premier rottamatore, partito con uno Swatch, è approdato a un Audemars Piguet Royal Oak da 15 mila bombi e di cui Palazzo Chigi ha dovuto smentire che si trattasse di un dono di Putin.

    Per non dire la triste zuffa, con indecorosa ricaduta di stampa, sviluppatasi all'interno della delegazione del governo Renzi in Arabia saudita a proposito di certi Rolex che i padroni di casa avevano incautamente messo a disposizione degli italiani, incapaci di dividerseli.

    Silvio Berlusconi d'altra parte si può senz'altro considerare il più grande, assiduo e plateale donatore di orologi della storia italiana. Modelli costosissimi e di plastica, di marca e del Milan, con la sua firma sul quadrante. Capi di Stato esteri (ne scrive Blair nelle sue memorie), parlamentari di Forza Italia (Eberhard per i signori e Cartier per le signore), politici e anche tifosi sono stati beneficiati, a volte anche meravigliandosi del fatto che il Cavaliere con maestoso slancio si sfilava dal polso il suo per regalarlo.

    E insomma. Tic-tac, tic-tac, più si procede, purtroppo, e più trascurabili paiono i motivi di conforto. Ormai lontani gli anni 70 in cui l'Avvocato Agnelli teneva l'orologio sopra la camicia; e per quanto già allora facesse un po' ridere, in diversi lo imitarono - e alcuni, inspiegabilmente, ancora oggi.

    Del resto il brigatista Morucci, che durante la sua latitanza svizzera aveva dei quattrini da spendere, o da investire, ha confessato candidamente il suo dilemma, non esattamente rivoluzionario: Rolex GTN Master o Baume&Mercier con quadrante zigrinato? Con qualche azzardo si potrebbe sostenere che una trasfigurazione di ordine politico-merceologico degli orologi si ebbe nel decennio seguente, sulla spinta dei primi gadget.

    Il primissimo, a onor del merito o se si vuole del disdoro che arrecò a una vita pubblica sempre più folklorizzata, fu quello della Lega, per determinare "l'ura lumbard", quindi convenientemente reclamizzato quale “ureloc de puls, quarz svizzer, garanti per un an” con lo spadone di Alberto da Giussano al posto di una lancetta. Ma presto, fine anni 80, sulle bancarelle della politica apparvero orologi con garofani e altri simboletti, anche se il modello più rimarchevolmente trash venne segnalato alle Terme di Fiuggi quando il Msi si fece An e i camerati furono invogliati ad acquistare un orologione-reverse che, oplà, si trasformava in un braccialetto.

    Ci fu anche, in quegli anni, il cronometro per i fan di Mani Pulite. Ma sempre nell'ambito dell'illusorio rinnovamento para-carcerario la vicenda più singolare è forse quella di una scommessa che durante un interrogatorio Di Pietro fece con Salvatore Ligresti e che come pegno aveva appunto il Rolex del Pm, che in effetti lo perse a beneficio del costruttore inquisito, ma era tarocco.

    Molto si può dire ovviamente sul binomio che instancabilmente, fin dai tempi del proto-faccendiere Zampini, collega orologi e corruzione, o presunta tale. Le penultime ultime vicissitudini danno conto di un roteare di Rolex dalle parti di Tarantini e dell'ex magistrato e onorevole Papa, pure ripreso dalle forze dell'ordine in un filmato in cui lo si vedeva rifornirsi a Napoli da noti ricettatori. Sempre a un Rolex di destinazione famigliare, cioè per il figlio, il ministro Lupi deve al dunque la fine della sua carriera di governo.

    Sulla potenza tentatrice delle merci, d'altra parte, e l'esito naturalmente calamitoso degli status symbol, ha scritto Julio Cortàzar: "Quando ti regalano un orologio ti regalano la paura di perderlo, che te lo rubino, che caschi per terra e si rompa. Ti regalano il suo marchio e l'assicurazione che sia un marchio migliore degli altri, ti regalano la tendenza di confrontare il tuo orologio con altri orologi. Non ti regalano un orologio, sei tu il regalato, sei tu che vieni dato in dono per il compleanno dell'orologio". In altre parole: più di molte altre “cose”, gli orologi parlano, riempiono, possiedono, e come tali determinano la salvezza e la perdizione.“
L’orologio di Mani Pulite voi l’avete presente?
Io no, mi viene in mente solo questo

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Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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