[Topic Ufficiale] Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Letteratura legata all'orologeria
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mchap
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[Topic Ufficiale] Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da mchap »

Ripubblico un lungo articolo uscito ormai un cinque anni fa. Non ho apportato modifiche, forse oggi lo riscriverei meglio e con qualche altra informazione ma l'impianto di allora rimane ancora valido.

Pubblicato su più forum credo oggi di poter dire che abbia avuto una qualche influenza su molti russofili. In alcuni casi l'articolo è stato utilizzato in modo inappropriato riducendo l'orologeria sovietica solo a quanto descritto in questo articolo. Sono casi disperati!
Normale che accada, ma diventa la regola quando a farlo è chi non ha, o non vuole avere, i riferimenti necessari a inquadrare nel contesto storico l'effimero di una moda.

Il mio breve racconto voleva evidenziare l'esatto contrario: "l'immaginario sovietico" creatosi con la moda di fine di anni '80, ovvero quanto di più lontano possibile da ciò che effettivamente fu l'orologeria sovietica nei sessantanni precedenti e anche in quello scorso di fine decade.



Utile per i contributi http://forums.watchuseek.com/f10/crono- ... 92212.html



crono-boctok-komandirskie-3133



Sono passati solo ventiquattro anni. Un quarto di secolo. Sembrano nulla, niente. Ancora meno di niente quando guardiamo uno di questi crono, lucidi e funzionanti.
Eppure era un mondo diverso, lontanissimo dal nostro di oggi. Tutto è accaduto in questi ventiquattro anni. Guerre, lavoro, economia. Le guerre sono sempre più frequenti e vicine. Il lavoro? sempre di meno, precario, sempre più precario. L'economia? Cina, India, Indocina, Korea, il Pacifico. Noi siamo fuori.
Allora potevi riuscire ancora a comprare una casa. Oggi quanti ragazzi nati allora possono pensare di comprare un'automobile qualsiasi? e pagarne l'assicurazione?

Gorbaciov, guerra fredda, muro di Berlino, 1988-1989. Tutto sembrava cambiare e andare come si era sempre sperato. Ma sentivi qualcosa dentro che non ti faceva essere sicuro. Tutto troppo facile, troppo improvviso. Poteva andare avanti così? Meglio non pensarci! ancora per un poco, fino a che sarà possibile.
Non guardare al futuro, non guardare lontano. Cosa sta accadendo in Jugoslavia? e in Cina e in India?
L'Unione Sovietica è in crisi? apre al e ai mercati? ottimo, un grande opportunità.

Una opportunità che seppe sfruttare un gruppo aziendale italiano che esportava macchinari per calzature in Unione Sovietica. Commercio di compensazione. Pagamento, almeno in parte, in natura.
Cosa hanno i sovietici che si può vendere in Italia? non c'è molto, il caviale, vodka e poi? elettronica? no, sono indietro. Abbigliamento? obsoleto!
Cosa hanno in eccedenza che possono dar via a basso costo? orologi :lol:

L'industria orologiaia sovietica da almeno due decenni produceva molti più orologi di quanto il mercato interno ed estero riuscisse ad assorbire.
Dal 1960 era iniziata un costante e progressiva diffusione dei Poljot, Sekonda, Slava, anche con un certo successo in paesi come la Gran Bretagna, ma pur sempre un mercato di nicchia. Il terzo mondo da sempre grande importatore era più un peso che una fonte di valuta pregiata.
I piani quinquiennali si erano succeduti l'uno all'altro aumentando sempre le quote di produzione. L'offensiva giapponese dei quarzi che aveva steso l'industria svizzera aveva creato anche problemi nel pese dei soviet.
La gente voleva questi orologini piccoli e leggeri, veramente nuovi, con tanto di melodia e di sveglia che ti diceva "buon giorno! sono le ......."
Come aveva reagito l'industria Svizzera? Lo Swatch!
Che cos'era lo Swatch? la negazione dell'orologio di sempre.
I quarzi giapponesi avevano portato l'orologio alle masse.
Lo Swatch riportò il mercato in occidente e fece capire una cosa semplicissima: la gente vuole cose nuove, diverse, è ben disposta verso l'effimero, l'assurdo. Fantasia, diversità, arcano, mistero, mondi lontani.
Un vortice visionario quanto allucinato e cieco coinvolgeva noi occidentali. Superata l'angoscia degli anni settanta con la sua crisi economica e sociale ora era tempo di tornare a godersi la vita.
Se eri capace di vedere tutto questo potevi trovare il prodotto giusto, altrimenti potevi anche averlo sotto mano ma non l'avresti visto.

Tra quelli che seppero cogliere l'attimo ci furono alcuno giovani imprenditori che erano legati a quel gruppo aziendale che doveva trovare cosa di sovietico poteva essere conveniente importare in Italia.
La scelta cadde sugli orologi. Molto probabilmente perchè era una delle poche cose di una certa qualità, costavano poco e ....... erano diversi! almeno alcuni.
Non fu una scelta facile, per nulla scontato il successo. Notevole l'investimento iniziale, cinquecento milioni di lire. Mezzo miliardo. Allora non era poco.

Una della intuizioni che ebbero quei giovani imprenditori fu che questa volta le cose dovevano essere fatte in modo diverso che in passato.
Non si trattava solo di importare gli orologi così come erano. Bisognava adattarli al mercato italiano ( e non solo. Giappone e USA furono altri due grandi mercati). Creare confezioni allettanti e suggestive se non esclusive. Dovevano diventare un "oggetto del desiderio". Soprattutto dovevano essere diversi dagli orologi che i sovietici avevano esportato in occidente fino ad allora.

Ed ecco che all'inizio dell'estate del 1988 appare il primo russo: il Raketa 0
Aveva tutti i requisiti necessari: moderno quanto bastava, diverso dagli Swatch che ormai inziavano a stancare. Non era un quarzo, quindi era "out" e in quanto tale aveva i numeri per coinvolgere: omologazione, essere omologati, era una paroloccia. Ti devi distinguere. Essere fuori dal coro. Prima con gli Swatch e ora .....

I primi quarantamila importati andarano a ruba. Un successo strepitoso che colse tutti di sorpresa e proprio per questo diventò subito moda. Era l'oggetto "in" del momento.

All'inzio del 1989 arrivarono i Komandirskie e gli Slava.

Boom! una valanga inarrestabile.



Ok, dovevo parlare del Crono 3133 Boctok.

Arriva alla fine dell'estate del 1989. Ormai era chiaro a tutti che si poteva vendere qualsiasi cosa che era russa, sapeva di russo, sembrava russo, odorava di russo ( i profumi Soviet), anche se fatto in Italia o disegnato da italiani.
Del resto le società miste, le joint venture, erano una delle grandi novità delle riforme di Gorbaciov.
Lo stesso direttore della Poljot, Alexsandr Samsonov, partecipando ad un convegno in Italia (1989) sulle società miste disse chiaro e tondo che loro sapevano fare si gli orologi ma non sapevano commercializzarli, che erano carenti proprio nella parte di presentazione ed estetica. Vedeva quindi grandi opportunità nella collaborazione con le società occidentali.

Samsonov: "A partire dal 1986, il nostro collettivo è passato all'autofinanziamento e, dal 1987, è stato tra le prime ottanta aziende a ricevere il diritto di operare autonomamente sul mercato mondiale. Nello stesso anno, in fabbrica, abbiamo costituito una società per il commercio estero, la Poliot, che ha il diritto di compiere tutte le operazioni di importazione ed esportazione come persona giuridica. In precedenza la nostra produzione veniva esportata per il 40-45%. Dal 1987, quando il lavoro commerciale è diventato di interesse generale per tutto il collettivo, in un solo anno siamo riusciti a portare le esportazioni all'80%.
.........
Lavorando in modo autonomo sul mercato estero abbiamo incontrato parecchie difficoltà. La prima e la più importante riguardava la assoluta ignoranza sul modo do lavorare all'estero. Non c'era nessuno che ci aspettava per intensificare il nostro commercio. E ciò nonostante i tanti anni di esportazione del nostro prodotto! Per potersi sentire a proprio agio all'estero bisogna disporre di merce che sia concorrenziale per qualità e per prezzo; in secondo luogo, bisogna disporre di un massiccio sistema pubblicitario che attiri il compratore.
............
Dopo numerosi confronti, in seguito a frequenti e lunghi viaggi in varie parti del mondo, abbiamo visto che i nostri orologi sono concorrenziali per concezione tecnica, affidabilità e caratteristiche tecnologiche ma non per la produzione di elementi decorativi. Qui c'è tutto un insieme di problemi (lavorazione di precisione, disponibilità di metalli particolari, vernici, coloranti) che potremmo risolvere all'interno della nostra industria ma non è conveniente perché i costi di produzione nella prima fase, non ci permetterebbero di rientrare nei prezzi esistenti sul mercato. Perché quindi produrre da sé, quando in altri paesi esiste un'ampia disponibilità di materiali e componenti?.......... Per la nostra fabbrica è economicamente vantaggioso costituire un'azienda mista - una joint venture - per la produzione di elementi decorativi per orologi con una società interessata a vendere questi orologi distribuendo i costi e i ricavi sulla base di questo commercio.
.........
Acquisita l'autonomia economica con l'estero Poliot ha partecipato a più fiere che in tutti i quindici anni precedenti. Grazie a ciò abbiamo esteso i contatti con altri paesi, abbiamo iniziate trattative di reciproco interesse.....
Prendiamo ad esempio l'Italia. Adesso stiamo trattando per la vendita in Italia di cronometri navali che noi montiamo su navi come i rompighiaccio atomici. Siamo gli unici a produrli, li abbiamo prodotti per oltre 25 anni senza pensare mai che il fabbisogno mondiale fosse dieci volte maggiore.. Per l'Inghilterra questa produzione è stata una scoperta."


In queste parole c'è la chiave interpretiva e la storia delle vicende dell'orologeria sovietica di quegli anni.
Se non teniamo conto di tali riflessioni, che non sono solo di Samsonov, non possiamo capire il cosa, il dove, il come.

Il crono "Boktok Komandirskie" non è altro che il risultato di una collaborazione commerciale tra due partner in affari: i russi e gli italiani.
Come spesso accade è proprio all'inzio che vengono fuori i prodotti migliori, le idee più originali. Dopo c'è spazio solo per le imitazioni.
Il manualetto di istruzioni era stampato in Italia. Il movimento era Poljot marcato Boctok.
Dove fosse stampata la cassa non lo so. Nulla di più normale che la facessero a Chistopol oppure in una qualsiasi altra parte del mondo, Italia inclusa. Normali relazioni commerciali.
Stessa cosa si può dire della scatola.
Sembra invece quasi sicuro che fossero assemblati qui da noi, ma un "sembra", nulla di più.

Su come veniva presentato il crono nella stampa e nella pubblicità ci sarebbe molto da dire ma in sintesi tutto si riduce alla fantasiosa presentazione scritta nel libricino che faceva parte della confezione e che trovate più avanti.
Il 1989 è l'anno decisivo per la nascita dell'equazione orologio russo = orologio militare.
Ancora oggi molti ci credono.

Ok! mi fermo qui.
ora immaginate la vetrina di una gioielleria dove tra Rolex, Vacheron-Constantine ci sono anche i nostri crono. Bene, la foto che vedete qui sotto è quanto di più lontano ci sia. Non frequento gioiellerie. Le uniche vetrine che mi attirano sono quelle delle librerie.
Però sta roba allora stava in quelle vetrine :-D

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I crono creati da Time Trend erano due.

Quello della "marina"

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e quello dell'aviazione

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con uno stesso fondello con anello vite

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Il movimento è il Poljot 3133 con marcato sul ponte Boctok

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In questa foto di uno dei quadranti ( uno sciolto che ho) si possono vedere bene i dettagli

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Il quadrante di qui sopra mi è stato dato da un tecnico orologiaio della Time Trend assieme a queste casse (please: non chiedete, non le vendo)

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Ognuna ha questo fondello

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Quindi a questo punto dovrebbe essere chiaro come sono fatti questi orologi: cassa, fondello, ghiera bidirezionale, sfere, indici, colori, scritte.

Dei nostri due crono ne parla il Ceyp nel suo secondo volume pubblicato nel 1995.
Ceyp pubblica solo la foto di quello dell'aviazione e ci dice che questo modello speciale era venduto in Italia con un certificato di garanzia. Descrive l'orologio nei suoi elementi essenziali, definisce come più rara la variante della "marina" e aggiunge che nel 1995 ne venne fatta una riedizione molto simile ma caratterizzata da una qualità di disegno inferiore (per es. la ghiera o lunetta che si voglia).
Aggiunge Ceyp "questa nuova variante era venduta con una attraente scatola di legno"

Su quanto detto da Ceyp devono essere precisati due punti:

Il primo è sulla rarità del "marina". Non ci dice il perché sarebbe più raro (nel 1995) e io non elementi ne in un senso ne nell'altro. In effetti oggi come oggi si trova più frequentemente quello dell'aviazione.

Il secondo punto riguarda la scatola di legno. Che quelli di Time Trend erano venduti con questa scatola ne siamo sicuri perché abbiamo gli articoli delle riviste delle riviste italiane del 1989.
Anche la riedizione del 1995 aveva questa scatola?

L'ultima domanda è chi fece l'edizione del 1995? non credo Time Trend, non ho elementi di prova ma i suoi interessi erano ormai rivolti ad altro. Più probabile una joint-venture russo-tedesca (Poljot-non-so-che-altro)

Torniamo ai nostri due Boctok Komandirskie

Una pagina della pubblicità.
Guida alla lettura: quando leggete il richiamo all'Armata Rossa, il 1952, etc., sbarrate gli occhi, fate uscire le palle (quelle degli occhi) fuori dalle orbite, riportatele al loro posto, assumete un tono da uomo di mondo e tutti in coro sospirate "è il mercato!"

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La pagella. Nell'articolo si esprimono perplessità sulla ghiera bidirezionale perché, ci viene detto, che quando si è in immersione un urto potrebbe spostare la lunetta.
Ah! oh! provate a immergere questo crono nella vasca da bagno e sono sicuro che a girarvi saranno le palle :lol:
Non sono da immersione, erano dati per 5 atm.

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Per dover di cronaca. Qui di seguito abbiamo delle foto di questi crono con il fondello liscio e in una delle foto precedenti si vede il movimento che non ha il ponte marcato Boctok.
Le foto sono prese da due articoli di due diverse riviste che nello stesso periodo recensivano il crono. Probabilmente la spiegazione sta nella fatto che gli orologi inviati alle riviste erano delle anteprime non ancora completi di tutto.
Oppure all'inizio li fecero proprio con il fondello liscio.
Fonti orali mi hanno invece confermato che il fondello è sempre stato quello lavorato. Sono fonti diverse, che vanno dal tecnico di cui dicevo prima all'allora amministratore delegato della Time Trend. Ma le testimonianze orali vanno sempre sottoposte a verifica. Staremo a vedere.

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Oltre alla scatola di legno, veramente bella, il corredo prevedeva il libricino di istruzioni multilingua (italiano, inglese, francese, tedesco).
Come le scatole anche il libricino erano tutto "made in italy".
C'era anche un foglietto pieghevole.

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Pieghevole

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Passiamo ora alle altre edizioni e riedizioni che come si è detto si differenziano non poco per il colore e temi del quadrante, sfere, ghiera, fondello a vite ma senza anello,etc.

Questi altri crono "Komandirskie" li possiamo suddividere in due serie:

- la riedizione del 1995, due dei quali simili a quelli Time Trend
- altri fatti nel 1996, completamente diversi

Eccone uno. Questo è della riedizione del 1995.

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Fondello senza vite, ghiera bidirezionale.

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Per approfondire riprendo alcune pagine del Catalogo nr. 7 (1996) di Levenberg.

Alle pagine 22 e 23 abbiamo una prima foto con descrizione.
La foto è di un crono del 1995. Nella descrizione ci dice ne vennero fatti dapprima due versioni (marina , aviazione) a fine anni '80 appositamente per il mercato italiano e poi una seconda edizione nel 1995 che comprendeva anche i quadranti panzer, parà, u-boot.

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Alle pagine 118 1 119 troviamo un commento sulla storia dei crono Wostok e la foto dei cinque orologi. Non aggiunge nulla di nuovo, ma nella foto abbiamo le ormai famose scatole di legno. Identiche, anche nella scritta "Cistopol" , si intravede il libricino di istruzioni, a quelle Time Trend.
Non ci trovo nulla di strano. O hanno riutilizzato l'idea originaria o....... è una composizione ad hoc per la foto?
In ogni caso non sembra che ci sia modo di distinguere, eventualmente, le scatole delle due edizioni.

Chi li ha fatti? chi li ha disegnati? non lo so.
Quello che è certo è che siamo nel 1995, la collaborazione tra russi e tedeschi era molto, moltissimo, stretta, strettissima.


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Da notare come i marina e aviazione siano, nel quadrante, la riproduzione di quelli del 1989. Le scritte rubini e sdelano b cccp sotto i contatori parziali, mentre gli altri tre, panzer, parà, u-boot, hanno il quadrante diverso, molto più simile agli altri che vedremo tra un pò.

aviazione edizione 1995

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u-boot e aviazione edizione 1995

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Infine passiamo all'altra versione dei crono Komandirskie. Questi sono ancora più facilmente identificabili essendo diversi nella cassa, sfere, quadranti. ghiera unidirezionale.
Ancora due pagine di Levenberg, Catalogo nr. 8 pag. 46-47 (1997). Sono datati al 1996.


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Un ultima foto, più che altro per far vedere cosa ho acchiappato Domenica (direttamente dall'Ucraina, un pò radioattivo, per ora è in isolamento, devo trovare il sistema per gestirlo come si deve. Vetrina o piombo?) :-D :lol: :lol:

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Non parla dei nostri crono ma è bene tenere presente Irina Maier http://forums.watchuseek.com/f54/clarif ... -2618.html


PS

La progressione degli orologi importati fu micidiale. Il Raketa 0, i komandirskie, gli Slava, questi crono e poi i Wostok commemorativi del 1945 e altri due (quello con l'astronauta, blu e nero, e il razzo o navicella spaziale). Ma questa parte della storia ve la risparmio :lol:



Inserisco anche altri mie post scritti nel corso della discussione su altri forum


Il "cartellone" Boctok è di legno.
Per le agenzie devo vedere.

Che ci siano molte cose da scoprire è indubbio, che ci si riesca è molto meno certo. Mi era stato promesso un contatto con il grafico di TimeTrends ma per ora non si è visto.

C'è un altra riflessione che si può sviluppare.

Senza farla troppo lunga, visto che poi questi sono post che se vanno oltre una certa lunghezza stancano e si leggono con fatica, la storia di questi, come di altri crono, si nasconde tra le pieghe delle vicende della Poljot di Samsonov, della Poljot-V GmbH (1992) poi divenuta Poljot International (1995) e forse anche Levenberg.

La Poljot-V GmbH fu creata da Alexander Shorokhov che nel 1991, a seguito degli accordi Gobaciov-Kohl, era stato inviato a seguire, assieme ad altri venti persone, un lungo stage in Germania. Lo scopo era quello di formare un gruppo di giovani manager che avrebbero dovuto poi contribuire al processo di creazione dell'economia di mercato nella prossima ex-USSR.
Tornato a Mosca Alexander Shorokhov si trova un Samsonov che gli chiede di tornare in Germania per creare là un punto di "internazionalizzazione" (scusate la brutta parola ma vista l'ora cerco di sintetizzare al massimo).
Shorokov va e rimane, tanto è che trasformerà la Poljot "tedesca" in Poljot International.
La Poljot-V GmbH ( se volete chiamiamola pure Poljot-V srl) aveva inzialmente non solo lo scopo di commercializzare ma anche di assemblare, tarare, pulire, lucidare, le componenti importate da Mosca. In sostanza si trattava di alzare il livello qualitativo degli orologi immessi sul mercato tedesco e occidentale.
Molto simile a quanto era avvenuto in Italia negli anni precedenti ma con una grossa differenza: ora c'era una strategia precisa da parte dei russi, mentre prima fu più un episodio legato alla inziativa degli italiani che ad una strategia di penetrazione in un mercato.

Questa strategia era anche una reazione alla enorme diffusione degli orologi russi attraverso il mercato nero, soprattutto polacco, che aveva portato rapidamente ad una de-qualificazione degli orologi russi, una perdita di immagine.
Che cos'era ormai un orologio russo? un orologio che costava poco, un orologio da mercatino delle pulci.

Per capire quanto appena detto dovrei aprire una lunga parentesi su come avvenne la diffusione dei russi in Germania e come venne rappresentata dai media. Qualche cenno più avanti.
Fu comunque completamente diversa che in Italia.

Dunque, nel 1992 si crea la Poljot-V, segue la profonda crisi del 1993 a cui accennava Michele. Come uscirne? l'idea di Shorokhov fu quella creare orologi attraenti e di qualità. Doveva cambiare l'immagine che se ne aveva. Non era certo con il mercato dei collezionisti che Poljot sarebbe sopravvissuta.
Ecco che nascono i Basilika e poi tutto il resto.

I cataloghi Poljot e Poljot International che abbiamo riflettono abbastanza bene questa storia.
E ci dicono anche un altra cosa: i nostri due crono, prima o seconda edizione che sia, non sono presenti.

Ok, potrebbero mancare dei cataloghi, però in una brochure Poljot International del 2000 sono presenti i tre (tank- parà-u-boot) riportati anche nel catalogo nr. 7 di Levenberg che è del 1996. Solo quei tre e non gli altri due prima o seconda serie che siano.
( la brochure non l'ho ancora scannerizzata, era un allegato al catalogo Poljot del 2000 che ho pubblicato tempo fa)

A questo aggiungo un altro fatto.
Dicevo che la rappresentazione attraverso i media degli orologi russi è completamente diversa che in Italia, anzitutto per sfasamento temporale (se ne inizia a parlare seriamente nel 1992) e poi per i contenuti e il tipo di pubblicità.

Posso dire di aver messo insieme tutto quanto di conosciuto è stato stampato dai tedeschi tra il 1989 e il 2001, dai libri Klaus Seide a tutti gli articoli, note, notarelle, delle due principali riviste (Uhren e Chronos) più altri articoli da riviste minori e meno conosciute ( a dire la verità di queste me ne manca una del 1992).

Non si tratta solo di sfasamento temporale, moda passata, etc., anzi. Questa parte della storia è stata sicuramente influenzata da quanto possiamo racchiudere in un capitolo che riguarda Germania-Ovest/Germani-Est, Riunificazione, vicinanza-Polonia, tradizione di scambi commerciali-culturali con l'Unione Sovietica.
A ogni modo per farla breve (:smile: :smile: :smile: ) sono due i punti da tener presente:

1) a parte dei brevissimi cenni al Raketa 0 e ai cinque classici komandirskie, per il resto, a partire dal 1992, si parla di molti altri orologi . Si va dagli amphibia in cassa angolare ai civili anche pre-moda, ai classici crono bianco in cassa tonda, etc.
Articoli spesso più informativi, viene anche affrontato il problema della possibile radioattività.
Tra tutti spiccano i nomi di Klaus Seide e Johannes Altmeppen, inutile che mi dilunghi su di loro.

2) La pubblicità. E' completamente diversa. Non è mai a tutta pagina (tranne un caso o due), ma quasi sempre confinata nelle pagine finali dove c'è la pubblicità minore, piccole immagini, quasi sempre in bianco e nero. Troviamo un pò di tutto, incluso i crono Sturmanskie.

In tutto questo che c'entrano i nostri crono?
Ebbene, non si vedono, non ci sono, non se ne parla. Mai!
Proprio negli anni in cui veniva prodotta la seconda serie e in cui c'era una qualche continuità di informazione sulle riviste del settore con notevoli punte di approfondimento!

Passi per i crono TimeTrend (1989), ma quelli del 1995? e gli altri?

Una spiegazione possibile potrebbe stare in quanto ho detto prima: dare un altra immagine. Ma allora perchè gli Sturmanskie, il Mosca-Tokio, e altri più banali?

Si può fare un altra ipotesi: Levenberg!
In quegli anni aveva messo in piedi la sua attività ben chiarita da Irina Maier.
I suoi cataloghi avevano principalmente lo scopo di promuovere le vendite, di creare un mercato, di indirizzarlo. Poco informativi, pieni di "raro" e "molto raro".

Quella pagina potrebbe essere stato un assemblaggio di Levenberg? in fin dei conti non ci dice chi li ha prodotti.
I due quadranti, aviazione e marina, sono uguali a quelli TimeTrend, tutto il resto è come negli altri tre (tank-parà-u-boot).
Si, potrebbe averli fatti la Poljot (quale?) riciclando il progetto italiano, oppure ...... Levenberg.

Ok, nei prossimi giorni il post andrà su WUS. Seguiranno, non so bene in che ordine due post, uno semplice-semplice sui Gruen-Compagnia Nazionale, poi un altro il cui titolo probabilmente sarà "La nascita di un mito: l'orologio di Gagarin". Forse ce ne sarà anche un terzo sui Desert Shield, per finirla co' sta storia che erano fatti per i militari della guerra del Golfo.

Ah! dimenticavo, ci sarà anche un altro breve post per dire che gli zakaz erano esportati già nel 1976.

Per chi è arrivato fino a qui qualche foto della pubblicità tedesca:

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Che avevo detto? che sarei stato breve, sintetico, due righe e via? :smile:


La brochure è ..... la brochure, il catalogo è il catalogo :-D

Il catalogo Poljot International ha anche una brochure in parte pieghevole. A dire il vero non so se le due cose debbano andare necessariamente assieme o facessero parte di un "kit" di materiale pubblicitario creato ad hoc por i 70anni della Poljot. Molto propabile.
Fatto è che io ho trovato catalogo, brochure e altri depliant tutti assieme.

Qualche foto, poi lo caricherò come pdf:

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Una cosa ci deve essere chiara: Poljot-V era una azienda registrata in Germania, tedesca a tutti gli effetti. Non so se già dal 1992 ma di sicuro dal 1994 aveva come scopo non solo la commercializzazione etc. ma anche la creazione e assemblaggio.
L'obiettivo era creare un nuovo mercato, soprattutto di lusso.

Probabilmente c'è stata una fase inziale (1992-1993) in cui si limitavano a riproporre, rivisti e presentati a dovere, la produzione Poljot disponibile e poi sono partiti anche con i loro orologi e il Basilika è certamente uno di quelli riusciti meglio.

Al di là della curiosità di sapere come si sono svolte le diverse vicende io non ho molto interesse per esse. E' una normale storia di business, intrecci aziendali, partecipazioni, etc. comuni ad una economia di mercato di tipo capitalista che per quanto possibile va capita per non mettere troppo bruscamente la parola "FINE"

Da non dimenticare anche che ancor prima della sede tedesca ne venne aperta una a Singapore.

Gli Aviator, Buran? si credo di si, ma vedremo una cosa alla volta.

Il fenomeno degli orologi russi è "italiano" nel senso che gli ha dato un imprinting duraturo. Pensiamo solo all'idea di adattarli, crearli, presentarli, per uno specifico mercato!
Allo stesso tempo però tra il 1988-89 e il 1992-94-95-96 c'è di mezzo un altro mondo

L'immaginario collettivo è legato alla moda lanciata in Italia, ma la conoscenza dell'orologeria sovietica è dovuta quasi esclusivamente ai tedeschi. Non solo la conoscenza ma la loro diffusione e diversificazione.

Anche da noi venivano i polacchi e russi, Ladispoli ne era piena, ma in Germania il fenomeno è stato molto, tantissimo, più massiccio ( ed è per questo che dai tedeschi si beccano sempre le cose migliori relativamente alla produzione del periodo in questione).

Forse ora i capisce meglio perchè parlavo di "sovietici". Il processo di cambiamento che arrivò a maturazione tra il 1992-1995 era in atto già a partire dal 1988. C'erano tutte le caratteristiche ed elementi identificativi.
La Poljot e la Wostok furono subito privatizzate.

Se trovassi un editore avrei già un titolo ad effetto ed auto-esplicativo. Per ora lo tengo per me. Perchè? in un certo qualche modo è spiegato nell'ultima parte di questo post :grin:

Con il fondello apribile ce ne sono diversi, a me è capitato di trovare questo (pensavo di averne un altro Poljot ma non ricordo dove l'ho messo :o o forse me lo sono sognato :eek: :

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Per quanto riguarda ri-edizioni, scopiazzature,etc. il discorso non è semplice.

Data per scontata la frustrazione di chi per primo ha avuto l'idea di una ri-edizione e si è impegnato a farla però non è detto che altri non possano giungere a risultati simili.

Estremizzando: è come un libro su cui non ci sono più i diritti d'autore. Oggi ci può essere l'editore X che ha l'idea di ripubblicarlo. Nel farlo curerà l'edizione, la copertina (magari ispirato al contenuto simbolo), la grafica, lo avrà fatto ritradurre, e via dicendo.
Domani la stessa idea la può avere l'editore Y che se c'è un buon motivo ne farà una edizione completamente diversa, nella grafica, nella traduzione, etc. ma in molti casi, con i grandi classici, c'è poco da fare.
Ci sarà sempre il disegno di un Caronte che attraversa l'Ade. C'è stato il Dorè e dopo di lui tanti altri. L'immagine è sempre la stessa

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Non so se il Radio Room WUS fosse protetto da copyright, al che la questione sarebbe ben diversa.
Ma se così non fosse allora come si può non consentire, o non pensare, che anche altri abbiano la stessa idea? certi classici costringono poi solo a certe soluzioni.
Un Radio Room verde e giallo non ce lo vedo e del resto il classico da parete era proprio bianco e rosso, presente nelle marine di mezzo mondo, costruito da tante aziende diverse.

Allora, chi copia chi? o, meglio, chi si è ispirato a chi?

Se oggi avessi l'idea di fare una edizione dei due crono Time Trend posso escludere, o pretendere, che domani non la facciano anche altri? tanto più se ne faccio una serie limitata a pochi esemplari.

Penso che mi sarei incavolato anche io perchè è essenzialmente una questione personale, emotiva, ma alla fin fine chi non ha potuto acquistare il primo ora ha una possibilità di comprarne un altro, non così bello ma comunque bianco.
E poi... il primo è sempre il primo :D chi arriva dopo non toglie nulla, anzi! valorizza l'idea iniziale.
Direi di guardare al mezzo bicchiere pieno.

Io non acquistai il WUS e non acquisterò nemmeno questo. Per me non hanno senso. Mi piacciono, ma non indosso orologi nuovi.



Infatti proprio perchè in fin dei conti la macchina è sempre quella il periodo post-sovietico è più che presente nella mia collezione. Del resto la stragrande maggioranza dei crono sono stati prodotti o nel periodo finale o dopo.

Per "nuovi" intendo quelli troppo pacchiani, ricerca dell'originalità fine a se stessa, quadranti troppo carichi,etc.

A fotografarli tutti mettendoli nella dovuta sequenza si vedrebbe bene l'evoluzione di cui stavamo parlando.

Eccone solo qualcuno preso a caso:

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Questi credo che siano i più recenti. Me li sono trovati per caso, c'ho inciampato sopra e mi sono detto "mò li prendo e poi li rivendo":eek: e con uno c'ho provato pure, ma non ho retto e me lo sono tenuto..... è pur sempre uno "Strela" :o

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Per non parlare di tutti gli "Shturmanskie", Mig qua e Mig là, elicotteri, aerei, titanio de qua e de su, spaziali, comemmorativi etc. sono sempre dei bei crono ma i manualetti..... prima o poi presenterò anche gli orologi.

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Alla fine ci scappa anche il solo tempo:

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Ma volete mette sta roba con 'na sveja cinese?!

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zvezda
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Re: Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da zvezda »

Contributo eccezionale! Grazie Antonio! :bravo3:
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DaniLao
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Re: Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da DaniLao »

Non capisco perché non l'avessi ancora messo tra i top of the tops (forse ancora non esistevano...) ma al prossimo aggiornamento provvedo.

Riletto con gusto
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Re: Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da burja »

In occasione dell'arrivo del secondo crono, quello della marina, pubblico le foto dei miei due crono e riporto così alla luce questo splendido topic di mchap (ovviamente ho dedicato maggior spazio al nuovo arrivato, quello della marina, in ottime condizioni pari al nuovo)
Allegati
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Re: Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da abete »

Complimenti a mchap per l'articolo.
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Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da DaniLao »

Complimenti anche a Burjano che -tra l'altro- ha fatto un affarone.

I complimenti ad Antonio gli avevo già fatti ai tempi, però ora alcune immagini nell'articolo originale mi compaiono così

IMG_3810.JPG
IMG_3810.JPG (64.01 KiB) Visto 3409 volte
Se fosse possibile mi piacerebbe fossero ripristinate, magari caricandole al sicuro sul nostro spazio in modo da non perderle di nuovo perché -appunto- l'articolo vale proprio la pena di essere goduto e rigoduto pure in seconda lettura :-)
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Re: [Topic Ufficiale] Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da burja »

Potremo azzardare che sia un franken, movimento poljot poi marchiato vostok e quadrante vostok, però che bel franken, sono tre giorni che lo metto, cosa rara per me che di norma ogni giorno cambio orologio
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Re: [Topic Ufficiale] Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da mchap »

burja ha scritto: 13 set 2017, 19:50 Potremo azzardare che sia un franken, movimento poljot poi marchiato vostok e quadrante vostok, però che bel franken, sono tre giorni che lo metto, cosa rara per me che di norma ogni giorno cambio orologio

Perché dovrebbe essere considerati un franken? è nato così, la vicenda è raccontato nell'articolo.

Strana sta cosa delel foto, all'epoca avevo caricato tutto su tinypic, non su photobucket sul quale non ricordo nemmeno di aver mai avuto un account.

le foto le ho tutte sul mio pc, prima o poi le ricarico tutte, magari un poco alla volta.
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Re: [Topic Ufficiale] Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da Narodav »

La bellezza dei forum sta proprio nella serendipita' dell' inciampare a leggere cose scritte e rimaste nello scaffale delle discussioni.
Alcune frasi dell'articolo iniziale sembrano calzare l'odierno, perfettamente posizionate sul trend intuito quasi dieci anni fa.

Mi permetto di ritagliare alcune frasi, decontestualizzarle dell'argomento specifico dei 3133 e dare una lettura piu' d'insieme.
mi perdoni l'autore, e' solo un modo per usare l'evidenziatore su un testo online.
Guerre, lavoro, economia. Le guerre sono sempre più frequenti e vicine. Il lavoro? sempre di meno, precario, sempre più precario. L'economia? Cina, India, Indocina, Korea, il Pacifico. Noi siamo fuori.
la gente vuole cose nuove, diverse, è ben disposta verso l'effimero, l'assurdo. Fantasia, diversità, arcano, mistero, mondi lontani. Un vortice visionario quanto allucinato e cieco coinvolgeva noi occidentali.
reazione alla enorme diffusione degli orologi russi attraverso il mercato nero, soprattutto polacco, che aveva portato rapidamente ad una de-qualificazione degli orologi russi, una perdita di immagine.Che cos'era ormai un orologio russo? un orologio che costava poco, un orologio da mercatino delle pulci.
Non frequento gioiellerie. Le uniche vetrine che mi attirano sono quelle delle librerie.
E' una normale storia di business, intrecci aziendali, partecipazioni, etc. comuni ad una economia di mercato di tipo capitalista che per quanto possibile va capita per non mettere troppo bruscamente la parola "FINE"
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Re: [Topic Ufficiale] Crono 3133 Boctok Komandirskie Time Trend

Messaggio da mchap »

Questo articolo è di quindici anni fa, lo pubblicai per la prima volta nel 2008 !!! Era quello un periodo in abbiamo pubblicato le cose migliori, mi riferisco al gruppo che ruotava intorno a WUS e ad alcuni forum oggi estinti da tempo. Poi sono arrivati i soliti scopiazzatori che si sono appropriati dei lavori altrui senza mai menzionarne gli autori, questo è stato uno dei fattori che ha contribuito al venir meno della partecipazione attiva e creativa di alcuni buoni russofili. Purtroppo vedo che molte foto non sono visualizzate mentre quelle che si vedo sono disturbate da scritte che non feci io. Spero di trovare il tempo di ripristinare il tutto.
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