Situazione Ucraina
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Re: Situazione Ucraina
Tra le piante ci sono i sempreverdi, qua i semprevergini ma, perdonami, forse sono stato troppo frettoloso e invece bisogna (per l’ennesima volta) rifarsi da una parte.
Chi ha passato il confine con i carri armati (tra noialtri si chiama invasione) è chiaro o no?
Chi ha passato il confine con i carri armati (tra noialtri si chiama invasione) è chiaro o no?
Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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Re: Situazione Ucraina
È altrettanto chiaro chi non si fa i caxxi suoi restandosene nella sua parte di mondo.DaniLao ha scritto: ↑29 ago 2023, 22:06 Tra le piante ci sono i sempreverdi, qua i semprevergini ma, perdonami, forse sono stato troppo frettoloso e invece bisogna (per l’ennesima volta) rifarsi da una parte.
Chi ha passato il confine con i carri armati (tra noialtri si chiama invasione) è chiaro o no?
- DaniLao
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Re: Situazione Ucraina
Per quanto il loro contributo sia stato importante, non credo non siamo tutti nazisti per merito dei partigiani, ne convieni?
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Re: Situazione Ucraina
Sono passati tanti anni, non sono più gli stessi (se mai lo sono stati).
Un esempio, tratto da un articolo di questi giorni:
Mentre l'Europa tende a destra (la maggior parte delle elezioni post-invasione dell'Ucraina hanno premiato forze conservatrici), l'America Latina continua a marciare verso sinistra, come mai nella sua storia. Messico, Cile, Brasile, Colombia, Bolivia, Nicaragua... Ultima tappa, il Guatemala, dove la vittoria al ballottaggio del candidato di centro-sinistra Bernardo Arévalo ha messo fine a un dominio conservatore ultradecennale.
Arévalo segue le orme di suo padre Juan José, primo presidente democraticamente eletto in Guatemala, in carica dal 1945 al '51, e poi costretto alla fuga nel '54 dal colpo di stato organizzato dalla CIA. Il golpe interrompeva una stagione di riforme sociali e civili, lasciando spazio a una dittatura militare e a una sanguinosa guerra civile. Bernardo Arévalo nasceva così in Uruguay, dai genitori esuli.
Il 64enne Arévalo, sociologo, poliglotta ed ex diplomatico, si è proposto soprattutto come bandiera della lotta alla corruzione, vero cancro del Paese a ogni livello. Gli elettori lo hanno premiato con il 60% dei voti al ballottaggio. In Guatemala, il presidente della Repubblica è anche capo del governo. Secondo l'ONU, la maggior parte dei 17 milioni di guatemaltechi vive sotto la soglia di povertà; il Paese segna uno degli indici di diseguaglianza più alti al mondo; la violenza e i traffici illeciti sono molto diffusi.
Non ti sembra una situazione praticamente speculare a quella dell'Europa dell'Est?
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Re: Situazione Ucraina
18 mesi di guerra ed ancora gli stessi discorsi.DaniLao ha scritto: ↑29 ago 2023, 22:06 Tra le piante ci sono i sempreverdi, qua i semprevergini ma, perdonami, forse sono stato troppo frettoloso e invece bisogna (per l’ennesima volta) rifarsi da una parte.
Chi ha passato il confine con i carri armati (tra noialtri si chiama invasione) è chiaro o no?
Hanno iniziato "loro", devono finire "loro": gli invasori, quelli di Buča, quelli dei denti strappati ai prigionieri (ah no, era una cassetta del dentista locale).
E se consideri inutile questo spargimento di sangue, allora sei considerato un simpatizzante, un amico dell'invasore: il pacifismo, altra identità perduta della sinistra, già dalle bombe su Belgrado, a dire il vero.
Teniamoci le nostre convinzioni, tanto a morire vanno gli altri. Targa presente al Passo delle selle, dove era situato il fronte della Costabella nella prima guerra mondiale: altra guerra "giusta e sacrosanta", che vide in Italia un acceso dibattito tra interventisti e pacifisti.
Non è cambiato niente.
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Re: Situazione Ucraina
Qualora ci fosse ancora qualche dubbio sulle date, questo articolo di Wikipedia in inglese fa risalire addirittura al 2007 la presenza di truppe NATO nella base ucraina di Yavoriv, a 30 km dal confine polacco, per addestrare le truppe ucraine ufficialmente in operazioni di "peacekeeping".
https://en.wikipedia.org/wiki/Yavoriv_military_base
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Re: Situazione Ucraina
Non spendo troppe parole per un argomento di cui ormai si parla a voce sempre più bassa, dopo le precedenti manifestazioni e rulli di tamburi.
Un bell'articolo, da uno che ci mette sempre la faccia:
https://www.lastampa.it/esteri/2023/10/ ... H-P3-S2-T1
Un bell'articolo, da uno che ci mette sempre la faccia:
https://www.lastampa.it/esteri/2023/10/ ... H-P3-S2-T1
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Re: Situazione Ucraina
Contenuto riservato agli abbonati.finestraweb ha scritto: ↑3 ott 2023, 7:55 Non spendo troppe parole per un argomento di cui ormai si parla a voce sempre più bassa, dopo le precedenti manifestazioni e rulli di tamburi.
Un bell'articolo, da uno che ci mette sempre la faccia:
https://www.lastampa.it/esteri/2023/10/ ... H-P3-S2-T1
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Re: Situazione Ucraina
A volte alcuni articoli sono ugualmente accessibili a tutti.
La stanchezza dell’Occidente: ora Zelensky è più solo, punito perché “arrogante”
L’ostruzionismo repubblicano negli Usa, i Paesi sovranisti europei che si sfilano. L’Ue non sa costruire una tregua
DOMENICO QUIRICO
In fondo è un ritorno alla normalità, ovvero alla indifferenza. I morti sono scomodi soprattutto quando sono troppi, ci si stanca in fretta di loro. Dopo un anno e più di guerra inutile e criminale si comincia a guardare al «conflitto che ha cambiato il mondo» come a un incendio perpetuo e contro cui non si può far nulla se non evitare che si estenda. O come un montanaro guarda la neve: elemento naturale in cui, comunque, noi in Europa e in Occidente riusciremo a vivere. Dopo il tempo dell’aiuteremo l’Ucraina fino a quando sarà necessario, comincia a estendersi anche nelle cancellerie fino a ieri belliciste la tentazione al disimpegno, al distinguo: siamo con Kyiv ma solo fino al prossimo carico d’armi già stanziato, poi... nascono alleanze inattese, geografie capricciose.
Che si faccia da parte il putiniano slovacco, appena premiato dalle urne fino a ieri, non sarebbe stato un gran problema: dal punto di vista delle forniture è irrilevante, per quello politico si poteva emarginarlo come si fa da tempo con l’ungherese Orban. Si fa finta che non esista. Ma i polacchi? I polacchi fino a ieri disposti anche a entrare in guerra direttamente? E che per dispetto o ritorsione di armi non ne danno più. E gli americani? Senza il portafoglio e gli arsenali di Washington l’Ucraina è condannata. Ma Biden è diventato un’anatra zoppa con un anno e più di anticipo, i repubblicani lo tengono per il borsellino e le modeste speranze di diventare candidato alle presidenziali del prossimo novembre lo costringono, annusando gli umori popolari, a esser meno prodigo con cannoni e miliardi. In fondo è una antica realtà: gli americani non offrono occasioni che a se stessi.
Zelensky, fino a ieri eroe del nostro tempo, comincia ad accorgersi di stare diventando molesto. E gli ucraini sono costretti a constatare di essere nel mezzo di una lotta fra tre giganti che non si curano affatto di loro e li usano come proiettili per spararsi addosso, Russia America e Cina. Amara realtà finora nascosta sotto chilometri di retorica e di propaganda. Ma che appena il mosaico della coalizione delle quaranta democrazie comincia a perdere qualche tassello rivela la sua vera natura: gli ucraini sono sempre stati le pedine, usate senza rimorsi e con grande prodigalità, per la conquista della supremazia. E in questa lotta, loro che hanno imparato ad essere contenti per il solo fatto di essere vivi, sono sempre molto vicini al rischio di esser schiacciati e sacrificati senza pietà.
Zelensky dunque: amato omaggiato invocato obbedito, fino a quando ha incarnato efficacemente il ruolo della vittima, del condannato a morte da Putin, del debole con la fionda contro il prepotente vestito di ferro. Come dire no senza perder la faccia a chi mostra le città scoperchiate dai missili, le fosse lungo le strade con i civili ammazzati, i bambini e le donne fuggiaschi con negli occhi il terrore? Perfino i patrioti fascistoidi del battaglione Azov ridotti a larve, laceri e umiliati dalla resa, erano un argomento efficace, perché erano dei vinti.
Poi Zelensky ha cambiato copione e questo è stato il suo peccato, avrebbero sentenziato i greci antichi, di superbia: uno Zelensky cesareo, marciante, implacabile, affondatore, stritolatore di russi, uno Zeus castigamatti con i suoi sciami di fulmini-droni, aureolato da Marte e incantevole su Vanity Fair. Non chiedeva più pietà e soccorsi per il suo popolo strangolato, esigeva solo un tributo di soldi e di armi per completare un «veni vidi vici» sarmatico. Impugnando il giuramento ricatto: con Putin mai nessuna trattativa e nessuna pace. Insomma, la guerra perpetua.
Per ottenere sempre più armi, alla vigilia di ogni richiesta sempre più ultimativa, ha raccontato bugie: ha annunciato controffensive vittoriose, avanzate travolgenti, ha comunicato che le Maginot nemiche erano state scavalcate e i russi in fuga, incontenibile. Ancora un super carro armato, ancora un missile, ancora un bombardiere ed era fatta…
Poi ottenuti soldi e forniture, calava il silenzio. Il fronte era immobile, le avanzate millimetriche e costavano perdite ingiustificabili. È alle porte l’inverno, migliaia di uomini si accovacceranno incrostati nella terra gelata che fermenterà nei loro sudori, nei loro fanghi, nei loro sanguinamenti. E Putin, con il suo ghigno da sfinge, lucra sul passare del tempo che gioca a suo favore. L’Ucraina dei «tutti eroi» si è rivelata un Paese che, come è umanamente inevitabile, conta decine di migliaia di renitenti alla leva rifugiatisi nei Paesi vicini; e di loschi individui che nella amministrazione e nei vertici politici hanno trasformato la diserzione in affare.
L’errore di Zelensky può costargli caro. Si rincorrono voci che gli americani intendano cambiare cavallo a Kyiv, puntare su un altro oligarca obbediente che non sia vincolato da promesse di vittoria totale che non può mantenere e che costa troppo alimentate per chissà quanto tempo. Voci. Ma niente è più fastidioso e imbarazzante del Genio che a comando non vuole tornare nella lampada.
A pagare il prezzo di queste smagliature è l’Europa. Ormai è tardi, siamo rimasti piantati dietro i nostri cannoni le nostre munizioni gli annunci sgangherati di vittoria prossima ventura. Non ci siamo sollevati come europei nel mezzo della guerra, non l’abbiamo superata, scavalcata, non abbiamo gettato via la nostra ferraglia scientifica e perversa per esigere che gli uomini si incontrassero. A dispetto degli sciagurati che li portano al macello. Non siamo stati umani. Abbiamo sopportato e accettato di essere anche noi inumani come gli aggressori. Abbiamo mancato questa guerra come una rivoluzione. L’abbiamo accettata comoda, ingiusta, corrotta, sanguinaria. Ne siamo stato vinti.
L’Europa non ha saputo costruire, in quasi due anni, neppure una tregua: le tregue con cui coloro che soffrono possono respirare e coloro che vogliono la guerra possono riflettere sulle loro colpe. Ora si disfa in sornioni ripensamenti. Ci resta purtroppo una sola Europa vittoriosa e commossa: quella del golf! Amen.
La stanchezza dell’Occidente: ora Zelensky è più solo, punito perché “arrogante”
L’ostruzionismo repubblicano negli Usa, i Paesi sovranisti europei che si sfilano. L’Ue non sa costruire una tregua
DOMENICO QUIRICO
In fondo è un ritorno alla normalità, ovvero alla indifferenza. I morti sono scomodi soprattutto quando sono troppi, ci si stanca in fretta di loro. Dopo un anno e più di guerra inutile e criminale si comincia a guardare al «conflitto che ha cambiato il mondo» come a un incendio perpetuo e contro cui non si può far nulla se non evitare che si estenda. O come un montanaro guarda la neve: elemento naturale in cui, comunque, noi in Europa e in Occidente riusciremo a vivere. Dopo il tempo dell’aiuteremo l’Ucraina fino a quando sarà necessario, comincia a estendersi anche nelle cancellerie fino a ieri belliciste la tentazione al disimpegno, al distinguo: siamo con Kyiv ma solo fino al prossimo carico d’armi già stanziato, poi... nascono alleanze inattese, geografie capricciose.
Che si faccia da parte il putiniano slovacco, appena premiato dalle urne fino a ieri, non sarebbe stato un gran problema: dal punto di vista delle forniture è irrilevante, per quello politico si poteva emarginarlo come si fa da tempo con l’ungherese Orban. Si fa finta che non esista. Ma i polacchi? I polacchi fino a ieri disposti anche a entrare in guerra direttamente? E che per dispetto o ritorsione di armi non ne danno più. E gli americani? Senza il portafoglio e gli arsenali di Washington l’Ucraina è condannata. Ma Biden è diventato un’anatra zoppa con un anno e più di anticipo, i repubblicani lo tengono per il borsellino e le modeste speranze di diventare candidato alle presidenziali del prossimo novembre lo costringono, annusando gli umori popolari, a esser meno prodigo con cannoni e miliardi. In fondo è una antica realtà: gli americani non offrono occasioni che a se stessi.
Zelensky, fino a ieri eroe del nostro tempo, comincia ad accorgersi di stare diventando molesto. E gli ucraini sono costretti a constatare di essere nel mezzo di una lotta fra tre giganti che non si curano affatto di loro e li usano come proiettili per spararsi addosso, Russia America e Cina. Amara realtà finora nascosta sotto chilometri di retorica e di propaganda. Ma che appena il mosaico della coalizione delle quaranta democrazie comincia a perdere qualche tassello rivela la sua vera natura: gli ucraini sono sempre stati le pedine, usate senza rimorsi e con grande prodigalità, per la conquista della supremazia. E in questa lotta, loro che hanno imparato ad essere contenti per il solo fatto di essere vivi, sono sempre molto vicini al rischio di esser schiacciati e sacrificati senza pietà.
Zelensky dunque: amato omaggiato invocato obbedito, fino a quando ha incarnato efficacemente il ruolo della vittima, del condannato a morte da Putin, del debole con la fionda contro il prepotente vestito di ferro. Come dire no senza perder la faccia a chi mostra le città scoperchiate dai missili, le fosse lungo le strade con i civili ammazzati, i bambini e le donne fuggiaschi con negli occhi il terrore? Perfino i patrioti fascistoidi del battaglione Azov ridotti a larve, laceri e umiliati dalla resa, erano un argomento efficace, perché erano dei vinti.
Poi Zelensky ha cambiato copione e questo è stato il suo peccato, avrebbero sentenziato i greci antichi, di superbia: uno Zelensky cesareo, marciante, implacabile, affondatore, stritolatore di russi, uno Zeus castigamatti con i suoi sciami di fulmini-droni, aureolato da Marte e incantevole su Vanity Fair. Non chiedeva più pietà e soccorsi per il suo popolo strangolato, esigeva solo un tributo di soldi e di armi per completare un «veni vidi vici» sarmatico. Impugnando il giuramento ricatto: con Putin mai nessuna trattativa e nessuna pace. Insomma, la guerra perpetua.
Per ottenere sempre più armi, alla vigilia di ogni richiesta sempre più ultimativa, ha raccontato bugie: ha annunciato controffensive vittoriose, avanzate travolgenti, ha comunicato che le Maginot nemiche erano state scavalcate e i russi in fuga, incontenibile. Ancora un super carro armato, ancora un missile, ancora un bombardiere ed era fatta…
Poi ottenuti soldi e forniture, calava il silenzio. Il fronte era immobile, le avanzate millimetriche e costavano perdite ingiustificabili. È alle porte l’inverno, migliaia di uomini si accovacceranno incrostati nella terra gelata che fermenterà nei loro sudori, nei loro fanghi, nei loro sanguinamenti. E Putin, con il suo ghigno da sfinge, lucra sul passare del tempo che gioca a suo favore. L’Ucraina dei «tutti eroi» si è rivelata un Paese che, come è umanamente inevitabile, conta decine di migliaia di renitenti alla leva rifugiatisi nei Paesi vicini; e di loschi individui che nella amministrazione e nei vertici politici hanno trasformato la diserzione in affare.
L’errore di Zelensky può costargli caro. Si rincorrono voci che gli americani intendano cambiare cavallo a Kyiv, puntare su un altro oligarca obbediente che non sia vincolato da promesse di vittoria totale che non può mantenere e che costa troppo alimentate per chissà quanto tempo. Voci. Ma niente è più fastidioso e imbarazzante del Genio che a comando non vuole tornare nella lampada.
A pagare il prezzo di queste smagliature è l’Europa. Ormai è tardi, siamo rimasti piantati dietro i nostri cannoni le nostre munizioni gli annunci sgangherati di vittoria prossima ventura. Non ci siamo sollevati come europei nel mezzo della guerra, non l’abbiamo superata, scavalcata, non abbiamo gettato via la nostra ferraglia scientifica e perversa per esigere che gli uomini si incontrassero. A dispetto degli sciagurati che li portano al macello. Non siamo stati umani. Abbiamo sopportato e accettato di essere anche noi inumani come gli aggressori. Abbiamo mancato questa guerra come una rivoluzione. L’abbiamo accettata comoda, ingiusta, corrotta, sanguinaria. Ne siamo stato vinti.
L’Europa non ha saputo costruire, in quasi due anni, neppure una tregua: le tregue con cui coloro che soffrono possono respirare e coloro che vogliono la guerra possono riflettere sulle loro colpe. Ora si disfa in sornioni ripensamenti. Ci resta purtroppo una sola Europa vittoriosa e commossa: quella del golf! Amen.
"Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre" - Albert Einstein
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Re: Situazione Ucraina
Piccola riflessione, che condivido qui.
Cito da quotidiano nazionale: "Ma anche quest’impegno fallito ha dei risvolti positivi. È una promessa che ha stimolato comunque l’industria militare a produrre di più. Così nel 2024 l’Europa dovrebbe tenere testa agli Stati Uniti. "
L'impegno fallito è la promessa di dare entro l'estate all'Ucraina un milione di colpi di artiglieria da 155 mm.
Fortunatamente, l'industria militare europea ha investito sulle proprie linee produttive e nel 2024 dovrebbe essere al pari di quella americana.
Evviva evviva!
E l'articolo prosegue a snocciolare i numeri con le armi "sfornate" dall'industria europea, come se fossero panini.
Dov'è stata portata l'Europa.....
https://www.lastampa.it/esteri/2023/11/ ... H-P5-S1-T1
Cito da quotidiano nazionale: "Ma anche quest’impegno fallito ha dei risvolti positivi. È una promessa che ha stimolato comunque l’industria militare a produrre di più. Così nel 2024 l’Europa dovrebbe tenere testa agli Stati Uniti. "
L'impegno fallito è la promessa di dare entro l'estate all'Ucraina un milione di colpi di artiglieria da 155 mm.
Fortunatamente, l'industria militare europea ha investito sulle proprie linee produttive e nel 2024 dovrebbe essere al pari di quella americana.
Evviva evviva!
E l'articolo prosegue a snocciolare i numeri con le armi "sfornate" dall'industria europea, come se fossero panini.
Dov'è stata portata l'Europa.....
https://www.lastampa.it/esteri/2023/11/ ... H-P5-S1-T1
"Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre" - Albert Einstein