Articolo presente solo sulla newsletter del Corriere della Sera:
Si dice Gaza, si pronuncia gas: cosa c’è sotto il conflitto
di Massimo Nava
Troppe questioni dividono israeliani e palestinesi e allontanano la prospettiva della pace e di due Stati reciprocamente riconosciuti. All’origine del conflitto in corso non c’è «soltanto» il mostruoso massacro di Hamas e la spietata ritorsione d’Israele. C’è anche un gioco sotterraneo (in questo caso sottomarino) di interessi economici ed energetici che coinvolge diversi attori. Un gioco fattosi più pesante dopo l’invasione russa dell’Ucraina e il conseguente sconvolgimento mondiale delle rotte di approvvigionamento di gas e petrolio.
Turchia, Egitto, Grecia, Cipro, Autorità nazionale palestinese (Anp), Hamas, Israele, Iran, Libano: ecco i playmaker della partita. Grandi giacimenti di gas sono stati scoperti a suo tempo al largo della Striscia di Gaza, in un braccio di mare che dovrebbe essere una risorsa per i palestinesi e che, di fatto, è sotto il controllo di Israele. Gerusalemme ha avviato progetti di sfruttamento e promosso accordi con l’Egitto e con l’Ue, coinvolgendo anche l’Anp. Ma Hamas ha affermato che non permetterà all’occupante israeliano di utilizzare la questione del giacimento di gas di Gaza come strumento per raggiungere accordi politici. Tantomeno oggi, nonostante lo sfruttamento del giacimento possa rivelarsi fondamentale per la ricostruzione della Striscia.
Il giacimento Marine 1 è stato scoperto negli anni ‘90 nelle acque territoriali dell’enclave. Si trova a 36 chilometri a ovest della Striscia di Gaza. Marine Field 2 si trova nella zona di confine tra Gaza e Israele. I palestinesi non possono sfruttare direttamente i due giacimenti di gas a causa dell’opposizione di Israele. Ma già nel 1999 l’Anp chiese alla società energetica British Gas di esplorare l’area. Un anno dopo, British Gas scoprì i giacimenti prima di ritirarsi dal contratto. Il progetto è stato assegnato al gigante energetico Shell nel 2016, che si è ritirato due anni dopo a causa delle obiezioni israeliane e di altri conflitti.
I due giacimenti hanno riserve estraibili stimate in circa 35 miliardi di metri cubi e una capacità produttiva annua di 1,5 miliardi di metri cubi. Questa risorsa potrebbe aprire nuovi corridoi di gas verso l’Unione europea che, dopo la guerra in Ucraina, il taglio delle forniture russe e il boicottaggio del gasdotto Nord Stream 2, ha un disperato bisogno di nuove fonti. Dal punto di vista d’Israele, solo l’Anp in Cisgiordania dovrebbe ricevere le entrate del gas, anche se — secondo alcune fonti — anche Hamas avrebbe potuto beneficiarne per aver contribuito a contrastare i militanti della Jihad islamica. Ma gli attentati del 7 ottobre hanno sparigliato di nuove le carte e le buone intenzioni.
Il piano, sostenuto dagli Stati Uniti e dall’Ue, mira a costruire un corridoio economico che colleghi l’India, l’Arabia Saudita, gli Emirati arabi uniti, la Giordania, Israele e l’Ue attraverso porti marittimi e ferrovie, con l’obiettivo di rendere gli scambi commerciali più rapidi e meno costosi. Alla luce degli Accordi di Abramo e delle tensioni con Russia, Iran e Cina, gli Stati Uniti volevano avvicinare l’Arabia saudita a Israele, anche nel quadro degli approvvigionamenti energetici. Il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), lanciato nel 2023 durante il vertice del G20 a Nuova Delhi, avrebbe il potenziale per diventare uno dei pilastri della strategia indo-pacifica dell’Europa collegando Australia, India, Paesi del Golfo, Israele e Ue. Il gasdotto EastMed, lungo 1.872 chilometri, è progettato per trasportare tra i 9 e gli 11 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dalle riserve offshore di Cipro e Israele alla Grecia, nonché all’Italia e all’Europa centrale. Israele è in trattative con Grecia e Cipro per un terminale con sede a Cipro per liquefare il gas israeliano destinato all’esportazione in Europa. «Israele esporterà gas naturale in Europa attraverso l’Egitto» commentò allora il Times of Israel, parlando appunto di accordo storico. «La Commissione europea prevede di importare 7 miliardi di metri cubi di gas liquefatto dall’Egitto rispetto ai 5 miliardi inizialmente previsti», ha scritto il Financial Times.
Secondo la stampa araba, Israele avrebbe fatto di tutto per impedire ai palestinesi di beneficiare di questa manna energetica. Intanto, gli abitanti di Gaza subiscono interruzioni di elettricità di 18 ore al giorno, mentre i palestinesi della Cisgiordania pagano un prezzo elevato per i loro consumi a Israele. Tuttavia, le esplorazioni di gas israeliane riguardano anche un’area a cavallo del conteso confine marittimo con il Libano, secondo un’analisi di Al-Jazeera. L’Autorità palestinese sarebbe in teoria l’unica entità riconosciuta a livello internazionale a ricevere in parte le entrate dalla manna di gas al largo delle coste di Gaza. A quanto pare, avrebbe dovuto ricevere una piccola quota, in cambio di un nuovo pacchetto di aiuto finanziati dalla Ue. Ma le notizie in questo senso sono controverse. È ovvio invece che i proventi del gas costituivano un’opportunità enorme per Hamas di rafforzare il suo potere nella Striscia. Secondo fonti di stampa arabe e palestinesi, prima del 7 ottobre, ci sarebbero stati contatti fra Hamas e Israele, peraltro affossati da divisioni interne in entrambi i fronti. L’ala politica di Hamas era divisa sull’opportunità di lasciare che l’Autorità palestinese sviluppi il giacimento. Alla fine di giugno 2023, il quotidiano turco Yeni Safak (tendenza islamica conservatrice) scriveva: «Hamas si prepara a condurre la battaglia del gas, non escludendo uno scontro militare con Israele. Alla fine di giugno 2023, uno dei funzionari di Hamas ha dichiarato: “Il gas di Gaza appartiene a tutti i palestinesi di Gaza e solo loro hanno il diritto di investirvi (…). L’occupazione israeliana non può imporre le sue richieste e restrizioni alle nostre capacità e alla nostra ricchezza naturale”». E il portale di notizie The Cradle ha sostenuto: «Hezbollah ha minacciato Israele di guerra se al Libano non fosse stato permesso di sfruttare la sua quota del giacimento di gas di Karish. Le fazioni palestinesi potrebbero fare lo stesso riguardo al “gas rubato” al largo della Striscia di Gaza. La partecipazione di Hamas e delle fazioni jihadiste di Gaza e degli Hezbollah libanesi alla guerra contro Israele nasce dall’esistenza di un interesse comune: quello del gas del Mediterraneo orientale, e non più solo da un nemico comune: Israele».
Nel 2019, un’inchiesta condotta da Al-Jazeera ha sostenuto che Israele ha prosciugato il giacimento di gas «Mari B» nel Mare di Gaza (conteneva gas sufficiente per la Striscia per 15 anni). Un’indagine di Middle East Eye ha concluso che i palestinesi potrebbero rivendicare 6.600 chilometri quadrati di area marina, cinque volte l’area di cui avrebbero il controllo. Un rapporto delle Nazioni Unite (Conferenza su commercio e sviluppo) nel 2019 analizzava le condizioni di sfruttamento dei giacimenti :
«Geologi ed economisti delle risorse naturali hanno confermato che i Territori Palestinesi Occupati si trovano al di sopra di considerevoli giacimenti di petrolio e gas naturale, nell’Area C della Cisgiordania occupata e sulla costa mediterranea al largo della Striscia di Gaza. Tuttavia, l’occupazione continua a impedire ai palestinesi di sviluppare i propri giacimenti per beneficiare di tali risorse. Le perdite accumulate sono stimate in miliardi di dollari. Più Israele impedisce ai palestinesi di sfruttare le proprie riserve, maggiori sono i costi totali dell’occupazione a carico dei palestinesi. Questo studio identifica e valuta le riserve esistenti e potenziali di petrolio e gas che Israele impedisce di sfruttare o sfrutta senza il dovuto rispetto del diritto internazionale. Altrettanto critici sono i nuovi ritrovamenti di petrolio e gas naturale nel Mediterraneo orientale che Israele ha iniziato a sfruttare a proprio vantaggio, mentre queste risorse possono essere considerate risorse condivise».
E ancora: «Le controversie e le tensioni che coinvolgono il petrolio e il gas naturale non possono essere separate dal contesto politico e dal fatto che il periodo in cui sono state effettuate le scoperte di gas naturale ha coinciso con una serie di importanti sviluppi politici. Ignorare queste complessità non può che vanificare l’analisi di molti fattori determinanti».
Israele-Hamas. Sicuro che sia solo una questione di sicurezza?
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Re: Israele-Hamas. Sicuro che sia solo una questione di sicurezza?
Non so se c'è stato un tempo in cui eravamo migliori, adesso ognuno bada a sé, ma c'è chi lo ammette ed è tacciato di connivenza e chi ipocritamente lo nega.
Poi c'è quel d i o che unisce tutti: il denaro, gli affari.
Se gli stessi arabi hanno abbandonato i palestinesi.... significa che sono soli.
Poi, quando, forse, piazzeranno una bomba in un bar di Parigi, grideremo a quanto sono crudeli, a quanto è ignobile il terrorismo che colpisce gli innocenti e la memoria è breve, chi si ricorderà di quanti innocenti stanno morendo ora?
Infine, quando si parla di Israele, c'è l'elemento in più: la cricca di Segre&, sempre in prima fila ad urlare al'antisemitismo come ai tempi dei forni crematori, come se criticare la politica estera di una nazione, fosse un delitto: per cui... Tutti zitti, ci strappiamo le vesti per il dolore di chi muore, ma in fondo non ci interessa nulla, perché siamo rassegnati alla china degli eventi.
Poi c'è quel d i o che unisce tutti: il denaro, gli affari.
Se gli stessi arabi hanno abbandonato i palestinesi.... significa che sono soli.
Poi, quando, forse, piazzeranno una bomba in un bar di Parigi, grideremo a quanto sono crudeli, a quanto è ignobile il terrorismo che colpisce gli innocenti e la memoria è breve, chi si ricorderà di quanti innocenti stanno morendo ora?
Infine, quando si parla di Israele, c'è l'elemento in più: la cricca di Segre&, sempre in prima fila ad urlare al'antisemitismo come ai tempi dei forni crematori, come se criticare la politica estera di una nazione, fosse un delitto: per cui... Tutti zitti, ci strappiamo le vesti per il dolore di chi muore, ma in fondo non ci interessa nulla, perché siamo rassegnati alla china degli eventi.
"Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre" - Albert Einstein