[le me sollevato per non essere rimbambito]DaniLao ha scritto: ↑2 mag 2023, 18:56Ti dico una cosa in un orecchio ora che son tutti distratti e non ci sente nessuno: il titolo l’ho modificato ok questa mattinamrcorso ha scritto:Oh e ci ho anche guardato, ho anche cercato con il box apposta... Devo essere proprio stordito...
Perché non includere i consigli sui podcast?
Se poi saranno copiosi potremo sempre aprire una discussione dedicata
Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
Mi era sfuggito questo commento dello scrittore di fantascienza Ballard sul film Alien.
Lo quoto tutto, anche le virtgole.
Col senno di poi, mi accorgo di aver notato tutto, ma di non averci fatto granché caso, preso dall'atmosfera terrifica e claustrofobica del film.
A quanto scritto da Ballard aggiungo che la scelta della Weaver al posto della solita gnoccolona è azzeccata, in quanto evita distrazioni dannose.
Alien è un tour de force di puro orrore, un fuoco di fila di eruzioni brutali (spesso in senso letterale), ma dietro la cortina di sangue e di terrore si rischia di non riuscire a vedere quello che il film è, e cioè un prodotto del cinema di fantascienza estremamente elegante. Sulla via del ritorno sulla Terra, l'equipaggio del Nostromo deve fare una deviazione per sostare su un pianeta remoto, dove raccoglie, senza saperlo, l'organismo alieno, il quale procede poi alle sue metamorfosi passando da un membro all'altro, fino a che non viene sconfitto dal coraggio e dall'astuzia di Sigourney Weaver, la prima eroina del cinema di fantascienza.
Mentre gli avvenimenti incalzano senza sosta, non si ha quasi il tempo di notare una serie di particolari intelligenti e ben curati: il mondo claustrofobico dell'astronave, e il logorarsi dei rapporti fra i membri dell'equipaggio; l'entropia dei lunghi viaggi, e il tempo che rallenta al punto che una breve conversazione sembra durare tutta la giornata; il raffinato interno del Nostromo, a metà tra un terminale di computer e un night club; e l'apparizione finale dell'alieno, una folle furia di zanne voraci che sembrano uscire da un quadro di Francis Bacon e che si materializza proprio quando Weaver si è spogliata ed è rimasta con la sua biancheria . Per fortuna il pranzo è rimandato, almeno fino alla prossima puntata.
J.G.Ballard
Fine millennio: istruzioni per l’uso
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Lo quoto tutto, anche le virtgole.
Col senno di poi, mi accorgo di aver notato tutto, ma di non averci fatto granché caso, preso dall'atmosfera terrifica e claustrofobica del film.
A quanto scritto da Ballard aggiungo che la scelta della Weaver al posto della solita gnoccolona è azzeccata, in quanto evita distrazioni dannose.
Alien è un tour de force di puro orrore, un fuoco di fila di eruzioni brutali (spesso in senso letterale), ma dietro la cortina di sangue e di terrore si rischia di non riuscire a vedere quello che il film è, e cioè un prodotto del cinema di fantascienza estremamente elegante. Sulla via del ritorno sulla Terra, l'equipaggio del Nostromo deve fare una deviazione per sostare su un pianeta remoto, dove raccoglie, senza saperlo, l'organismo alieno, il quale procede poi alle sue metamorfosi passando da un membro all'altro, fino a che non viene sconfitto dal coraggio e dall'astuzia di Sigourney Weaver, la prima eroina del cinema di fantascienza.
Mentre gli avvenimenti incalzano senza sosta, non si ha quasi il tempo di notare una serie di particolari intelligenti e ben curati: il mondo claustrofobico dell'astronave, e il logorarsi dei rapporti fra i membri dell'equipaggio; l'entropia dei lunghi viaggi, e il tempo che rallenta al punto che una breve conversazione sembra durare tutta la giornata; il raffinato interno del Nostromo, a metà tra un terminale di computer e un night club; e l'apparizione finale dell'alieno, una folle furia di zanne voraci che sembrano uscire da un quadro di Francis Bacon e che si materializza proprio quando Weaver si è spogliata ed è rimasta con la sua biancheria . Per fortuna il pranzo è rimandato, almeno fino alla prossima puntata.
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
"Vitaliano Brancati, che oggi viene letto troppo poco, è uno dei grandi scrittori italiani del novecento (Il bell’Antonio, Paolo il caldo). Fu anche un grande moralista, nel senso giusto della parola. Catanese romanizzato, ha raccontato la mentalità italica con la stessa disincantata intelligenza di un Leopardi (e fu peraltro lui a curare una splendida antologia di osservazioni del poeta sull’Italia e “sul carattere degli italiani”).
Scrisse nell’immediato dopoguerra due brevi testi fondamentali per capire come gli italiani avevano vissuto il fascismo: un pamphlet, I fascisti invecchiano, in cui dichiarava pubblicamente di essere stato fascista e di avere amato in gioventù gli aspetti peggiori del fascismo (il maschilismo, la prepotenza); e un racconto, Il vecchio con gli stivali, da cui nel 1946 trasse con Sergio Amidei una sceneggiatura affidata alla solida regia di Luigi Zampa.
Il film s’intitolò Anni difficili ed ebbe più tardi una sorta di seguito ideale con Anni facili (gli anni democristiani), di cui si ricorda in particolare l’esilarante scena sul raduno clandestino di ex gerarchi in un castellaccio laziale, e infine una sorta di compendio storico novecentesco sul tema dominante di questa trilogia italica, il trasformismo della classe dirigente, con L’arte di arrangiarsi (non a caso con Alberto Sordi, interprete eccezionale della comune mentalità nazionale).
Anni difficili racconta, con i toni acri che saranno della commedia all’italiana, ma anche con lo sconsolato dolore della coscienza dei cedimenti politici e dei disastri e lutti della guerra che ne conseguirono, la storia di un impiegato comunale di Modica, Aldo Piscicello, di sentimenti cautamente antifascisti, cui il podestà chiede di prendere quella che veniva chiamata (di nascosto) “la cimice”, il distintivo dell’appartenenza al partito fascista, una condizione necessaria per non perdere il posto. Piscicello è costretto a portare la cimice anche per le rimostranze della famiglia, ma intanto il figlio maggiore è richiamato in Etiopia, poi arriva la seconda guerra mondiale e dovrà combattere in Albania e Russia.
Cade il fascismo, arrivano gli alleati e si assiste alla mezza farsa dell’epurazione: sarà proprio il podestà che l’aveva costretto al grande cedimento a cacciare Piscicello dall’impiego perché è stato fascista. Quella di Anni difficili è una storia esemplare e molto comune, però contro il film si sollevarono non solo i “nostalgici” ma anche molti dirigenti del Partito comunista – alcuni dei quali erano ex membri dei Gruppi universitari fascisti – che accusarono Zampa e Brancati di denigrare il popolo italiano che, sostenevano, era sempre stato di sentimenti antifascisti. Se la presero anche col giovane Italo Calvino, grande estimatore del film, quando espresse il suo parere nell’edizione torinese dell’Unità. Ma “il miglior giudice è il re”, si diceva in Spagna, e le polemiche spinsero Togliatti a vedere il film e a difenderlo contro i suoi stessi amici, lodandone la qualità del giudizio storico-politico e la civile moralità.
Anni difficili è ora in dvd in un’edizione della Cineteca italiana e della Cecchi Gori strana e interessantissima. Strana perché è di due dischi, il secondo dei quali contiene l’edizione tedesca del film (che si chiamò Mitgerissen, cioè “intrappolato”), che ha una ventina di minuti in più di quella italiana perché comprende le scene tagliate per paura o su pressione della censura. Va visto o rivisto e va meditato, e dovrebbero vederlo soprattutto i ragazzi delle scuole medie e superiori, per ricavarne una lezione di storia finalmente attendibile e, nel caso di professori all’altezza della loro funzione, una leopardiana riflessione sull’Italia e sugli italiani."
Articolo:
Gli anni difficili di Luigi Zampa
Goffredo Fofi
11 novembre 2015 su Internazionale.
Scrisse nell’immediato dopoguerra due brevi testi fondamentali per capire come gli italiani avevano vissuto il fascismo: un pamphlet, I fascisti invecchiano, in cui dichiarava pubblicamente di essere stato fascista e di avere amato in gioventù gli aspetti peggiori del fascismo (il maschilismo, la prepotenza); e un racconto, Il vecchio con gli stivali, da cui nel 1946 trasse con Sergio Amidei una sceneggiatura affidata alla solida regia di Luigi Zampa.
Il film s’intitolò Anni difficili ed ebbe più tardi una sorta di seguito ideale con Anni facili (gli anni democristiani), di cui si ricorda in particolare l’esilarante scena sul raduno clandestino di ex gerarchi in un castellaccio laziale, e infine una sorta di compendio storico novecentesco sul tema dominante di questa trilogia italica, il trasformismo della classe dirigente, con L’arte di arrangiarsi (non a caso con Alberto Sordi, interprete eccezionale della comune mentalità nazionale).
Anni difficili racconta, con i toni acri che saranno della commedia all’italiana, ma anche con lo sconsolato dolore della coscienza dei cedimenti politici e dei disastri e lutti della guerra che ne conseguirono, la storia di un impiegato comunale di Modica, Aldo Piscicello, di sentimenti cautamente antifascisti, cui il podestà chiede di prendere quella che veniva chiamata (di nascosto) “la cimice”, il distintivo dell’appartenenza al partito fascista, una condizione necessaria per non perdere il posto. Piscicello è costretto a portare la cimice anche per le rimostranze della famiglia, ma intanto il figlio maggiore è richiamato in Etiopia, poi arriva la seconda guerra mondiale e dovrà combattere in Albania e Russia.
Cade il fascismo, arrivano gli alleati e si assiste alla mezza farsa dell’epurazione: sarà proprio il podestà che l’aveva costretto al grande cedimento a cacciare Piscicello dall’impiego perché è stato fascista. Quella di Anni difficili è una storia esemplare e molto comune, però contro il film si sollevarono non solo i “nostalgici” ma anche molti dirigenti del Partito comunista – alcuni dei quali erano ex membri dei Gruppi universitari fascisti – che accusarono Zampa e Brancati di denigrare il popolo italiano che, sostenevano, era sempre stato di sentimenti antifascisti. Se la presero anche col giovane Italo Calvino, grande estimatore del film, quando espresse il suo parere nell’edizione torinese dell’Unità. Ma “il miglior giudice è il re”, si diceva in Spagna, e le polemiche spinsero Togliatti a vedere il film e a difenderlo contro i suoi stessi amici, lodandone la qualità del giudizio storico-politico e la civile moralità.
Anni difficili è ora in dvd in un’edizione della Cineteca italiana e della Cecchi Gori strana e interessantissima. Strana perché è di due dischi, il secondo dei quali contiene l’edizione tedesca del film (che si chiamò Mitgerissen, cioè “intrappolato”), che ha una ventina di minuti in più di quella italiana perché comprende le scene tagliate per paura o su pressione della censura. Va visto o rivisto e va meditato, e dovrebbero vederlo soprattutto i ragazzi delle scuole medie e superiori, per ricavarne una lezione di storia finalmente attendibile e, nel caso di professori all’altezza della loro funzione, una leopardiana riflessione sull’Italia e sugli italiani."
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11 novembre 2015 su Internazionale.
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
Le ultime due sere ho rivisto i primi due film di Fantozzi, ed ho realizzato che a 10 anni ridi a tutte le scene, a 15 a quasi tutte le scene, a 20 alla maggior parte delle scene, a 30 ad alcune scene. Dopodiché con la maturità realizzi che non c'è niente da ridere e ti assalgono emozioni di tristezza, malinconia e rabbia. Ecco perché Fantozzi si studia anche nelle università americane.
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
Lo hai descritto perfettamente. A me mette una tristezza infinita...wilcoyote ha scritto: ↑1 lug 2023, 10:39 Le ultime due sere ho rivisto i primi due film di Fantozzi, ed ho realizzato che a 10 anni ridi a tutte le scene, a 15 a quasi tutte le scene, a 20 alla maggior parte delle scene, a 30 ad alcune scene. Dopodiché con la maturità realizzi che non c'è niente da ridere e ti assalgono emozioni di tristezza, malinconia e rabbia. Ecco perché Fantozzi si studia anche nelle università americane.
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
Probabilmente perché, soprattutto se siamo dipendenti di un'impresa media o, peggio, grande, siamo tutti un po' come i personaggi del film. In particolare ho una signorina Silvani che ha fatto carriera grazie alle sue minigonne, e un ragionier Filini (che è un tecnico TLC ma sembra proprio lui, tanto buono quanto imbranato e casinista). Di ragionieri Calboni ce ne stanno a bizzeffe. Ma tutti indistintamente un po' Fantozzi ci si vedono.mrcorso ha scritto: ↑1 lug 2023, 11:02Lo hai descritto perfettamente. A me mette una tristezza infinita...wilcoyote ha scritto: ↑1 lug 2023, 10:39 Le ultime due sere ho rivisto i primi due film di Fantozzi, ed ho realizzato che a 10 anni ridi a tutte le scene, a 15 a quasi tutte le scene, a 20 alla maggior parte delle scene, a 30 ad alcune scene. Dopodiché con la maturità realizzi che non c'è niente da ridere e ti assalgono emozioni di tristezza, malinconia e rabbia. Ecco perché Fantozzi si studia anche nelle università americane.
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
Hai ragione..wilcoyote ha scritto: ↑1 lug 2023, 19:30Probabilmente perché, soprattutto se siamo dipendenti di un'impresa media o, peggio, grande, siamo tutti un po' come i personaggi del film. In particolare ho una signorina Silvani che ha fatto carriera grazie alle sue minigonne, e un ragionier Filini (che è un tecnico TLC ma sembra proprio lui, tanto buono quanto imbranato e casinista). Di ragionieri Calboni ce ne stanno a bizzeffe. Ma tutti indistintamente un po' Fantozzi ci si vedono.mrcorso ha scritto: ↑1 lug 2023, 11:02Lo hai descritto perfettamente. A me mette una tristezza infinita...wilcoyote ha scritto: ↑1 lug 2023, 10:39 Le ultime due sere ho rivisto i primi due film di Fantozzi, ed ho realizzato che a 10 anni ridi a tutte le scene, a 15 a quasi tutte le scene, a 20 alla maggior parte delle scene, a 30 ad alcune scene. Dopodiché con la maturità realizzi che non c'è niente da ridere e ti assalgono emozioni di tristezza, malinconia e rabbia. Ecco perché Fantozzi si studia anche nelle università americane.
Figurati che io sono il titolare della mia azienda, non ho dipendenti e comunque un po' Fantozzi mi ci sento anche io...
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
No! Il Megadirettore Galattico!mrcorso ha scritto: ↑1 lug 2023, 23:02Hai ragione..wilcoyote ha scritto: ↑1 lug 2023, 19:30Probabilmente perché, soprattutto se siamo dipendenti di un'impresa media o, peggio, grande, siamo tutti un po' come i personaggi del film. In particolare ho una signorina Silvani che ha fatto carriera grazie alle sue minigonne, e un ragionier Filini (che è un tecnico TLC ma sembra proprio lui, tanto buono quanto imbranato e casinista). Di ragionieri Calboni ce ne stanno a bizzeffe. Ma tutti indistintamente un po' Fantozzi ci si vedono.
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Re: Gli occhi sullo schermo. Cinema, Serie Tv, Documentari, Podcast…
Oggi vi omaggio di una chicca semisconosciuta:
Un treno della metropolitana di Buenos Aires scompare... Roba di matematica avanzata
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LO SAPEVI CHE?
"Independence Day" (1996) fu un successo clamoroso di pubblico, incassando più di 800 milioni di dollari nel mondo, ma fu distrutto dalla critica americana, soprattutto dai due critici più famosi, Roger Ebert e Gene Siskel.
Così il regista Ronald Emmerich per "vendicarsi" nel suo film seguente "Godzilla" (1998) chiamò il sindaco incompetente di New York "Ebert" e il suo fido assistente "Gene' e li rese anche molto simili agli originali.
"Independence Day" (1996) fu un successo clamoroso di pubblico, incassando più di 800 milioni di dollari nel mondo, ma fu distrutto dalla critica americana, soprattutto dai due critici più famosi, Roger Ebert e Gene Siskel.
Così il regista Ronald Emmerich per "vendicarsi" nel suo film seguente "Godzilla" (1998) chiamò il sindaco incompetente di New York "Ebert" e il suo fido assistente "Gene' e li rese anche molto simili agli originali.