L'Europa trema per Macron: il suo indebolimento, è un indebolimento del progetto europeo.
Una volta, specie nel Sud America, un premier era bravo o cattivo a seconda che fosse filoamericano o comunista.
Beh, una volta: l'America, quella di Biden, è inquieta per l'elezione del primo presidente socialista in Colombia.
L'Ucraina insegna che l'America rispetto la sovranità di ogni Paese, sopratutto quando la sua politica estera va d'accordo con la propria.
Per fortuna in Europa è diverso.
Da noi un governante è bravo o "pericoloso" a seconda se è europeista, nella attuala accezione o non si riconosce nell'Europa: così si giudicano i governi altrui.
La richiesta, sul fronte interno, è condita con altri ingredienti.
Ad esempio da noi, sul fronte interno si chiede sempre "stabilità": ce lo chiedono i mercati, ce lo chiede l'Europa oppure c'è il Covid oppure c'è la guerra oppure c'è il semestre di presidenza di turno europea oppure la definizione della manovra finanziaria, oppure la ripresa da consolidare.
Ma tutto questo, quanto è giusto che interessi all'elettore?
In mezzo agli articoli dei commentatori preoccupati per l'indebolimento di Macron, compare questa intervista a
Ségolène Royal: una socialista e bisogna aver fegato, anche in Francia, per fare ancora politica sotto la bandiera socialista, partito un po' fuori moda anche lì.
Alcuni stralci.
«Quando si detiene per troppo tempo un potere eccessivo si diventa sordi e ciechi. Macron per cinque anni ha esercitato un potere totale. Conquistato secondo le regole e tramite elezioni democratiche, ci mancherebbe, ma questo sistema ha mostrato tutte le sue mancanze. Negando a Macron la maggioranza assoluta, i francesi hanno sacrificato un po’ di governabilità per avere più democrazia. E io penso che sia un bene»
Ritorno del Parlamento?
«Lo spero. È sbagliato dare tutti i poteri a una persona solo per non doversi preoccupare di cercare compromessi e alleanze. La politica è anche questo, mediazione, ricerca di intese»
Perché dice che Macron era diventato sordo e cieco?
«Basta guardare chi ha nominato come primo ministro: Elisabeth Borne, che era la ministra dei Trasporti all’origine della carbon tax che fece scoppiare la rivolta dei gilet gialli. La Francia è stata scossa da una protesta enorme, lei si rifiutava di ritirare quella tassa ingiusta, e comunque adesso è diventata premier. Significa che Macron ha perso il contatto con il Paese, troppo potere fa male».
Queste elezioni sono una svolta?
«Penso di sì, perché al di là della maggioranza che verrà trovata i francesi hanno chiarito che non ne possono più di decisioni tecnocratiche. Vogliono una politica più umanista, pensata per le generazioni future. Più ecologia, più tutela dei servizi pubblici, che sono il patrimonio di chi non ne ha».
Oltre ai tanti seggi della Nupes di Mélenchon e alla erosione della coalizione governativa, l’altro elemento è l’ingresso in massa dei deputati lepenisti.
«
E anche qui Macron ha una responsabilità. Prima, alle presidenziali, ha chiesto i voti dell’estrema sinistra per fare sbarramento contro Marine Le Pen e conquistare l’Eliseo. Poi, alle legislative, temendo che Mélenchon avanzasse troppo, ha equiparato estrema sinistra e estrema destra. Così ha legittimato i lepenisti, che infatti hanno ottenuto un grande successo».
Mia nota. Il tutto, in ossequio al
dividi et impera, un pilastro della politica, assieme all'altro: "
chi non puoi convincere, compralo".