Cane ha scritto:mchap ha scritto:...ma sono più propenso a credere che in buona parte è il risultato dei materiali utilizzati. Nickel, casse che isolavano poco, il clima (forti escursioni).
Puo' essere..
Ma se prendi i movimenti 2408/09 che incassano sono di grande qualita', come lavorazione e anche come materiali, quando li apri spesso sembrano usciti dalla fabbrica, luccicano, non e' tutta roba economica...(perfino il movimento del rottame che ho postato non e' malissimo)
A confronto un raketa 2609 anni 80 fa ridere...

E questo è uno dei punti, se non il, fondamentali dell'orologeria sovietica.
Il decennio del decennio 1956-1966/1970 ( e dintorni) è il periodo migliore. Buoni movimenti, viene ampliata la gamma dei movimenti base e derivati, migliorata sempre più anche la qualità "esterna", l'aspetto estetico.
E' proprio in quegli anni, a partire dal 1956, che in occidente nasce la definizione di orologi russi come orologi dove tutto quello che è necessario è fatto bene, mentre ciò che è secondario o superfluo viene curato di meno. Di queste cose ne abbiamo a lungo molte volte.
Questa visione dell'orologeria sovietica è nata allora, negli anni '50, non a fine anni '80 quando venne semplicemente ripresa e "riutilizzata" a fini commerciali-modaioli (orologi di concezione superata, un po kitsch, rozzi, però robusti e funzionali).
Si sovrappongono più fattori. Dopo la ricostruzione del dopoguerra l'orologeria sovietica entra nella fase della maturità. Le fabbriche e le linee di produzione vengono ricostruite, aggiornate tecnologicamente, introdotta l'automazione, riorganizzato lo sviluppo e ricerca.
La scelta di esportare all'estero, in occidente, matura proprio dopo il 1956. Non si trattò di una questione economica, da questo punto di vista il "profitto" fu sempre marginale. Era invece una questione di immagine: l'URSS voleva dimostrare di essere in grado di produrre beni durevoli e di consumo quali orologi, radio, automobili. Aprirono persino salono di vendita delle Pobeda a Londra e New York!
Le fabbriche di orologi, in particolare la prima di Mosca, furono tra quelle che protagoniste attive del processo di riforme del periodo kruscioviano prima e di Breznev poi.
Per il tutto il periodo restante (seconda metà anni '70 e anni '80) l'industria orologiaia è campata di rendita, scontando alla fine il ritardo accumulato e ormai irrecuperabile.
Da questo punto di vista quella degli orologi descrive molto bene l'andamento della società sovietica dal 1945 al 1991. In modo esemplare rispecchia tutte le sue fasi: ricostruzione, sviluppo e ammodernamento, i tentavi di metter rimedio alle disfunzioni del piano economico, il loro fallimento, la stagnazione (anni '70) e rendita ( esportazione del petrolio, sempre anni '70), arretratezza irrecuperabie e collasso (anni '80).
Quindi

buoni movimenti, casse e finiture non all'altezza. Non sempre però e non per tutti i modelli.
Le problematiche le ha ben descritte Michele e sono comuni a quasi tutti gli orologi degli anni '50. Nello stesso periodo,dopo il 1956 e negli anni '60, si assiste invece ad una maggiore diversificazione. Orologi più curati anche nell'aspetto esterno.
Questi Kirowskie sono tra quelli che, anche quando prodotti nella prima metà dei '60, ereditano i limiti e le ristrettezze del decennio precedente. Al contempo troviamo progressivamente, anche con lo stesso movimento, orologi lavorati con materiali migliori e nuove tecnologie.
Detto tutto questo bisogna poi tener conto di un aspetto che ritorna sempre. Quello che troviamo oggi molto spesso è il risultato di "operazioni e trattamenti multipli" che gli orologi hanno subito nel corso dei decenni.
C'è poi chi li tratta bene e chi no. Girando per i mercatini polacchi, cechi, slovacchi, ucraini, ho assistito, sempre e comunque ad un orripilante rito:
i venditore mettevano in piedi il banco, di solito molto piccolo, tiravano fuori da un borsone una busta di plastica e ne svuotavano di colpo il contenuto di orologi. Toc, toc, toc, rimbalzavano e sbattevano alle grande. Ma non era finita! al momento di chiudere li riversavano nella busta prendendo manciate di orologi e sbattendoli dentro come se fossero gettoni, toc, toc, toc,
Roba da spezzare il cuore!
Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme.
(Charles Bukowski)