No. Era molto, ma proprio molto, diversa. E' un tema ampiamente dibattuto nella storiografia. La guerra ideologica e razziale del nazifascismo ha costituito uno spartiacque e un salto di "qualità" che non ha precedenti. I campi di sterminio erano il luogo terminale di una catena di montaggio la quale, detto per inciso, era sostenuta dalle più moderne tecnologie allora disponibili.ferste ha scritto: 10 nov 2018, 21:36Ok, sembrerò il solito fasciotto da social...ma ti dico "allora i gulag?".DaniLao ha scritto: 10 nov 2018, 14:52 Rispettare le idee altrui?
Questi usavano l’insetticida dalle docce per ammazzare soffocati i loro “nemici” ebrei oppure lasciavano i figli inscheletrire e morire accanto ai genitori impotenti nei campi di concentramento solo allo scopo di dimostrare la supremazia della loro presunta razza.
Al mondo ci son buoni e cattivi e questi secondi è bene si prendano le proprie responsabilità.
Collezionismo o meno m’interessa secondariamente se non proprio per un caxxo
Non credo che in molti casi la situazione fosse diversa
Le persone, milioni di persone, che arrivavano nei campi di sterminio venivano uccise nel giro di poche ore.
Chełmno, Bełżec, Sobibór, Treblinka, Majdanek, e Auschwitz-Birkenau. Nel cuore della civilizzata, industrializzata Europa. Noi.
Diligenti funzionari, zelanti impiegati, intelligenti progettisti e ricercatori. Tutto al servizio dello sterminio.
I campi di sterminio vennero costruiti tra la fine del 1941 e i primi mesi del 1942. Alcuni ebbero vita breve, pochi mesi ma sufficienti a eliminare centinaia di migliaia di persone. Migliaia ogni giorno. Centinaia ogni ora.
Vennero realizzate camere a gas che avevano la capacità di uccidere duemila persone in pochi minuti.
Queste camere a gas vennero progettate, disegnate, realizzate , avendo ben chiaro lo scopo a cui dovevano servire.
Il tutto fatto da persone comuni, normali. Non sadici affetti da patologie assassine.
Il Gulag, la faccio breve citando Primo Levi, "era un massacro fra uguali; non si basava su un primato razziale, non divideva l’umanità in superuomini e sottouomini: il secondo si fondava su un’ideologia impregnata di razzismo. Se avesse prevalso, ci troveremmo oggi in un mondo spaccato in due, «noi» i signori da una parte, tutti gli altri al loro servizio o sterminati perché razzialmente inferiori. Questo disprezzo della fondamentale uguaglianza di diritti fra tutti gli esseri umani trapelava da una folla di particolari simbolici, a partire dal tatuaggio di Auschwitz fino all’uso, appunto nelle camere a gas, del veleno originariamente prodotto per disinfestare le stive invase dai topi. L’empio sfruttamento dei cadaveri, e delle loro ceneri, resta appannaggio unico della Germania hitleriana, e a tutt’oggi, a dispetto di chi vuole sfumarne i contorni, ne costituisce l’emblema.
È bensì vero che nei Gulag la mortalità era paurosamente alta, ma era per cosi dire un sottoprodotto, tollerato con cinica indifferenza: lo scopo primario, barbarico quanto si vuole, aveva una sua razionalità, consisteva nella reinvenzione di un’economia schiavistica destinata alla «edificazione socialista». Neppure dalle pagine di Solzenicyn, frementi di ben giustificato furore, trapela niente di simile a Treblinka e a Chelmno, che non fornivano lavoro, non erano campi di concentramento, ma «buchi neri» destinati a uomini, donne e bambini colpevoli solo di essere ebrei, in cui si scendeva dai treni solo per entrare nelle camere a gas, e da cui nessuno è uscito vivo. I sovietici invasori in Germania dopo il martirio del loro Paese (ricordate, fra i cento dettagli, l’assedio spietato di Leningrado?) erano assetati di vendetta, e si macchiarono di colpe gravi, ma non c’erano fra loro gli Einsatzkommandos incaricati di mitragliare la popolazione civile e di seppellirla in sterminate fosse comuni scavate spesso dalle stesse vittime; né del resto avevano mai progettato l’annientamento del popolo tedesco, contro cui pure nutrivano allora un giustificato desiderio di rappresaglia.
Nessuno ha mai attestato che nei Gulag si svolgessero «selezioni» come quelle, più volte descritte, dei Lager tedeschi, in cui con un’occhiata di fronte e di schiena i medici (medici!) SS decidevano chi potesse ancora lavorare e chi dovesse andare alla camera a gas. E non vedo come questa «innovazione» possa essere considerata marginale e attenuata da un «soltanto». Non erano una imitazione «asiatica», erano bene europee, il gas veniva prodotto da illustri fabbriche chimiche tedesche; e a fabbriche tedesche andavano i capelli delle donne massacrate; e alle banche tedesche l’oro dei denti estratti dai cadaveri. Tutto questo è specificamente tedesco, e nessun tedesco lo dovrebbe dimenticare; né dovrebbe dimenticare che nella Germania, nazista, e solo in quella, sono stati condotti a una morte atroce anche i bambini e i moribondi, in nome di un radicalismo astratto e feroce che non ha uguali nei tempi moderni. "
( e le selezioni avvenivano nei campi di concentramento. In quelli di sterminio non c'erano selezioni. Chi vi arrivava veniva ucciso.)
Infine, aggiungo, una cosa non giustifica l'altra.
Questa storia del rimandare ai Gulag o alle Foibe, e simili, ogni volta che si cita lo sterminio nazifascista non sta in piedi ed è un offesa: all'intelligenza, alla memoria storica, e a chi ne è stato vittima o, se sopravvissuto, ne porta ancora oggi le conseguenze (loro e i loro figli).
Da ultimo vale forse la pena ricordare che il fascismo lo abbiamo inventato noi, qui in Italia, le leggi razziali le abbiamo fatte noi, in ogni rastrellamento e strage eseguite nel nostro paese dai tedeschi ad accompgnarli c'erano sempre dei bravi italiani in camicia nera.
Caneeeeeeeeeee, mi sembra che il tuo comportamento, visto il cotesto, sia del tutto comprensibile.
Che poi quella roba fosse autentica sarebbe tutto da vedere. Di cose del genere, e false, ne girano a bizzeffe.
E vorrei anche invitare a riflettere che collezionare e documentazione storica non sono sempre la stessa cosa. Anzi, quasi mai coincidono.