Dopo aver transato su un Raketa contro Poljot, mentre curioso in un cassetto secondario, appare un orologio misterioso. "Ehi, che cos'è questo?", chiedo, tirando fuori una specie di coso pseudomilitare oversize col cinturino in gomma, tenendolo dalla coda come una strana aringa tolta dal barattolo.
"Boh, 'un lo so, piglialo, l'è tuo", dice il pratese. Ohè, grazie, ti pagherò a 5 anni, dico io. Durante la serata me lo giro e rigiro fra le mani, incuriosito: nonostante la fattura economica, l'orologione ha uno strano appeal. Si becca anche l'ennesima cozzata di casse con annessa leggera ammaccatura, dato che per tutto il weekend il pratese ha indossato orologi al polso destro, io al sinistro, e quando si passeggiava , anzichè mano nella mano (che io e il pratese siamo vecchi e poco fluidi), si finiva vetro a vetro, con bestemmie più mie che sue, dato che al polso avevo il fido Vostok Ekranoplan rimasto intonso per 12 anni.
In sintesi. L'orologio ha cassa in alluminio, fondellazzo a pressione in lamiera, guarnizione pari a un filo interdentale (e difatti ormai sfaldata, ammesso che servisse a qualcosa), vetrazzo minerale. Insomma, il classico cinese da edicola, identificato inizialmente in un pezzo della raccolta di orologi replica militari della Eaglemoss. Poco più che un giocattolo, insomma.
Però, però, non è al quarzo: carico e subito inizia a ticchettare e a muovere il lancettone dei secondi. Inoltre, caratteristica rara fra questi orologi "hardcore", non solo le lancette sono luminose , ma anche il quadrante, con i numeri (tutti) e le tacche. Pare poco? Beh, sì...eppure la luce c'è, anche se è quella di un cero votivo. Il cerchio cromato interno delle ore annovera quattro viti a taglio a fissarlo al quadrante. Virtuali. Sono finte, stampate nel cerchio stesso. Il trompe l'oeil, diciamo, è a dir poco fallimentare.
Tuttavia, se non fosse spudoratamente leggero e pieno d'aria, lo si potrebbe quasi prendere per un orologio serio: la cassa di alluminio, per paradosso, si intona bene con lo stile dell'orologio. Aprendo il fondello (che salta come un tappo di Peroni già stappata), appare ciò che sospettavo: uno Standard Movement cinese nella sua versione più infima, cuore eterno della paccottiglia più bassa che esista, dalla notte dei tempi. Anello di plastica enorme, ponti rifiniti con la lima per legno, finiture inesistenti, crudezza a palate. La grande bruttezza, fatta a movimento d'orologio. Eppure...
Eppure l'orologio si carica bene, ha una bella corona a cipolla (anzichè la solita corona da quarzetto) che rende piacevole la carica stessa, tiene bene il tempo, ha una riserva di carica regolare. Ha una sua simpatia, forse anche una sua dignità. Ma da dove viene? Eaglemoss non è, non risulta un modello simile in quella raccolta.
Alla fine do' un'occhiata al "seriale" (lol), FL22882, e viene fuori che è un modello della Atlas Collection ispirato ai B-Uhr della Luftwaffe di cui scimmiotta anche il codice identificativo, ovvero FL 23883. Curiosamente molti esemplari sono finiti in regolari aste di orologi "normali", presi da guanti bianchi...


Nel frattempo il giocattolo mi è cresciuto nel cuore, ci ho fatto anche i secondi bianchi anzichè argento, potrei anche cinturinarlo serio...ma per adesso lo prendo come va preso, cioè poco sul serio e con disinvolta allegria.